Tanti moduli camaleontici, ma l’importante è che in campo ci sia lui

Si parla di cambio modulo da quando è arrivato Bernardeschi, ancora di più dopo l’acquisto di Matuidi. Il 4-3-3, usato qualche volta la scorsa stagione prima del definitivo 4-2-3-1, è tornato a farsi vivo. Il debutto non era dei più semplici: il Chievo Verona di Maran non è certo il Barcellona, ma gli schemi difensivi sono tra i più oliati del campionato. Serviva una prova di carattere, una vittoria che mettesse in mostra la superiorità qualitativa tra le due squadre. Una vittoria larga è arrivata, ma il gioco che ne è scaturito non ha certo fatto brillare gli occhi.

IL VECCHIO 4-3-3

Sturaro torna in campo da titolare, per di più nel suo ruolo naturale. Con Douglas Costa davanti e Lichtsteiner dietro, il rischio era di pestarsi i piedi a vicenda. Il brasiliano cerca di accentrarsi per trovare spazio, la fascia destra sono ad appannaggio di Capitan Licht e del soldato semplice Sturaro. Se questi ultimi due usciranno dal campo con una sufficienza piena, Douglas Costa non convince del tutto. Deve ancora ambientarsi, soprattutto a giocare in più zone del campo. Sturaro ringhia spesso e volentieri ed ha il pregio di propiziare l’autogol che porta in vantaggio la Juventus. Dall’altra parte del campo invece, Asamoah parte molto bene per poi spegnersi piano piano. Male Mandzukic; in questo inizio stagione sono più le partite negative di quelle positive. Bene Pjanic, benino Matuidi, che non sempre riesce a leggere l’azione; come per Douglas Costa, deve ancora ambientarsi. Nel complesso la Juventus non gioca male, ma non è neppure effervescente: il gioco è risicato, manca quel qualcosa che accenda la partita e la porti in tranquillità a casa.

DYBALA STREPITOSO

“E poi all’improvviso, sei arrivata tu, non so chi l’ha deciso, m’hai preso sempre più”: questo era l’inizio del ritornello di “Come mai” degli 883. Se si dovesse dedicare a qualcuno oggi, non potrebbe essere altri che Dybala: il numero 10 strapazza i clivensi e fa quello che vuole. Il gol che fissa il risultato sul 3-0 fa scrosciare di applausi lo Stadium: l’argentino da luglio gioca con un furore incredibile. Senza Dybala, la Juve perde tantissimo. L’equilibrio dei bianconeri con lui in campo torna ad avere una sua giustezza: la palla rotola più veloce, il baricentro è più alto, gli attacchi avversari diminuiscono. Solo i fenomeni spostano così gli equilibri. Poco importa sapere come gioca la Juve (con lui al posto di Douglas Costa è diventato una sorta di 4-4-1-1 con Sturaro e Mandzukic esterni), l’importante è che la Joya sia sempre in campo.

BARCELONA!

Servirà una Juve diversa al Camp Nou: più verticalizzazioni, più gioco. Certo, un conto è scriverlo e un conto è attuarlo. Intanto partiamo dai moduli: si manterrà il 4-3-3 o si tornerà al 4-2-3-1? Allegri può sempre sorprendere, in questo momento non si può escludere nessuna ipotesi. Di sicuro cambierà la difesa: se non è certo l’esordio di Howedes e Chiellini dovesse confermare la sua assenza, si potrebbe far larga l’ipotesi De Sciglio sulla destra. Alex Sandro dovrebbe riprendersi il posto sulla sinistra mentre nel mezzo ci sarebbe il solito ballottaggio (molto bene Benatia oggi). Pjanic è l’unico sicuro di un posto in campo; accanto a lui potrebbe essere confermato Matuidi, mentre per Sturaro è facile un approdo in panchina. Dybala, Mandzukic e Higuain inamovibili. Marchisio e Cuadrado sono out: l’ultimo di questa ipotetica formazione deciderà come la Juve scenderà in campo al Camp Nou.

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