La terza sinfonia consecutiva, dall’impiego del nuovo modulo in poi, è servita. Al Mapei Stadium, Allegri ha ottenuto le risposte che voleva: l’impegno da lui definito più difficile – nonostante le sfide appena vinte contro Lazio e Milan – è stato liquidato con maturità invidiabile da una Juventus sempre più a proprio agio nella nuova veste cucitale addosso dal tecnico livornese.
Il match contro il Sassuolo è iniziato con il minuto di silenzio per commemorare le vittime di Rigopiano, per le quali ogni ulteriore parola rischierebbe di diventare banale e scontata, ed è finito con tanti sorrisi in casa bianconera: tranquillità, concretezza e precisione in ogni minimo passaggio hanno condotto gli zebrati ad una vittoria estremamente convincente, con una prestazione ai limiti della perfezione. Chapeau, nient’altro da aggiungere.
Il Sassuolo si è schierato quasi a specchio rispetto al 4-2-3-1 degli ospiti, con Pellegrini alzato sulla linea degli esterni, Politano e Berardi, alle spalle dell’unica punta Matri. Il giovane centrocampista scuola Roma avrebbe dovuto tenere a bada le geometrie di Pjanic e Khedira, ma è stato ben presto stretto nella morsa del palleggio bianconero. Dopo i primi minuti di partita, in cui Pellegrini e Matri parevano essere in grado di mettere in difficoltà il giro-palla bianconero, condizionato da un’eccessiva “sicurezza” di alcuni interpreti della Juventus (Bonucci e Cuadrado su tutti), la formazione di Allegri ha subito messo in chiaro le cose, con poche idee ma applicate alla perfezione: si attacca insieme e si difende insieme, tenendo fede ai princìpi del calcio totale di J
La Juve è rimasta sempre e comunque compatta: difficile trovare qualche suo uomo fuori dai 30 metri in cui tutta la squadra si è saputa concentrare. Higuain, che oggi – forse – ha sbagliato un passaggio (ma non ne siamo sicuri…), spesso e volentieri è venuto a giocare (e bene!) dietro il centrocampo, non vergognandosi di occupare posizioni che, solitamente, non gli competono: prendiamo l’esempio del palo di Dybala in avvio di ripresa, quando la zona centrale del campo era già ampiamente occupata dai suoi compagni, Lichtsteiner era salito in sovrapposizione e il centravanti argentino è andato a schierarsi esattamente dietro il terzino svizzero, così da non permettere alla squadra di prestare il fianco ad un’eventuale ripartenza neroverde. Il pressing del Pipita non è risult
Nel secondo tempo, Pellegrini si è abbassato per provare a contenere il centrocampo bianconero, riportando i suoi ad un più naturale 4-3-3, ma la situazione non ha subito miglioramenti. Curioso per 2 motivi il minuto numero 48: è stato inquadrato uno striscione d’auguri a Buffon, mentre Higuain, dall’altra parte del campo, continuava ad inventare calcio, pescando Dybala con una volée senza guardare. Il portierone bianconero, ieri 39enne, non si è dimenticato di festeggiare a suo modo: nelle uniche due occasioni in cui è stato chiamato in causa, ha saputo fermare sia Politano che Matri. Gli ultimi tentativi di Di Francesco si son racchiusi nei cambi di Duncan e Defrel per Pellegrini e Mazzitelli, ma la partita, di fatto, si è chiusa dopo metà primo tempo, almeno nei termini del risultato.
Una cosa, però, deve far sorridere ulteriormente Allegri: il 4-2-3-1 aveva già dimostrato la propria efficacia contro Lazio e Milan, ma, volendo trovare una pecca, nelle precedenti due uscite la Juve si era un po’ appisolata nella ripresa, lasciando l’iniziativa all’avversario; quest’oggi, invece, la squadra ha giocato, sempre in sinergia, tutti e due i tempi. Ed è l’ennesima occasione per guardare con fiducia al futuro.
This post was last modified on 29 Gennaio 2017 - 20:12