L’utopia del vincere sempre e la realtà del campo

Partiamo da un presupposto: a nessuno che faccia qualunque tipo di sport piace perdere. A nessuno. A meno che non si stia giocando coi figli molto piccoli, e allora ti rendi protagonista di tuffi rocamboleschi, movimenti goffi per far passare dei tiri debolissimi, o esegui passaggi maldestri per farli sentire forti e imbattibili e dare loro la soddisfazione di sentirsi vincenti. E comunque, anche in quelle situazioni un pochino dà fastidio. Sono passati ormai 5 giorni dalla sconfitta di Doha ai rigori contro il Milan e ancora se ne sente l’eco pesantissima.

LA VOGLIA DI VINCERE

La partita di qualche giorno fa sembra di colpo essere diventata la più importante degli ultimi dieci anni. É un po’ l’effetto di tanti anni consecutivi di vittorie: se vinci hai solo fatto il tuo, se perdi diventa una specie di disastro. Il problema di questa partita è duplice. Intanto era a modo suo una finale, con un trofeo in palio, e vedere altri festeggiare e sollevarlo al cielo fa ritorcere lo stomaco dei tifosi più appassionati, sapendo che avrebbe potuto e forse “dovuto” essere nostro. In più, aveva l’aggravante di essere l’ultima partita dell’anno solare, con l’aggiunta di oltre due settimane di pausa del campionato che quindi fanno pensare, ripensare e rimuginare sempre e solo su quella partita come se fosse stata appunto LA partita. Il calcio non è scienza esatta e non sempre vincono i favoriti. Soprattutto non si può pensare di vincere sempre. Non nel mondo reale. Ma del resto chi avrebbe barattato un passettino falso in campionato con la vittoria di Doha? Se la Juve non avesse vinto con la Roma pochi giorni prima sarebbero scattate le stesse critiche, con forse la rabbia da poter scaricare subito in campo a pochi giorni di distanza. Uno dei ritornelli degli allenatori dopo le sconfitte di solito recita così: per fortuna tra pochi giorni si gioca di nuovo così possiamo rifarci subito. Ecco, questo purtroppo in questo momento non può succedere. Ma una partita persa ai rigori contro una delle squadre più in forma del momento non può essere la scintilla destabilizzante di un ambiente intero, altrimenti abbiamo sbagliato sport. E non si può pensare che di colpo siano diventati tutti brocchi o non abbiano più voglia di vincere. Ha detto bene Benatia in questi giorni, alla Juve in questo momento se sbagli una partita diventi scarso tutto di colpo.

L’ATTENZIONE AL MERCATO

Lo sguardo in questi giorni si sta inevitabilmente rivolgendo al mercato che sta per aprirsi, e che come sempre ha visto la Juve muoversi sottotraccia prima ancora dell’apertura ufficiale, come dimostrano gli affari già chiusi: Caldara, giovane e promettentissimo difensore centrale, raggiungerà la Signora nel luglio 2018, mentre è di queste ultimissime ore la conferma dell’acquisto dal Genoa del venezuelano Rincon, mastino di centrocampo che arriva con la formula del prestito oneroso più obbligo di riscatto per un totale che si aggira introno agli 8-10 milioni di euro. Banner_editoriale_Dario_Ghiringhelli1Inevitabilmente c’è chi storce già il naso, perché non lo si considera giocatore adatto alla Juve, perché si deve puntare su profili più alti, perché non farà fare il salto di qualità. Eppure il giocatore è decisamente buono, ha un rendimento altissimo in una squadra che da sempre forgia al meglio i sudamericani, ha grinta e polmoni che in questo momento alla Juve servono come il pane, e soprattutto può essere usato subito in Champions League, dettaglio tutt’altro che trascurabile. C’erano anche altre squadre su di lui, in primis la Roma che al momento è la più diretta rivale per lo scudetto. Un’alternativa importante in più in un centrocampo troppo spesso criticato per le prestazioni sottotono, in cui Rincon saprà ritagliarsi uno spazio prezioso. Il mercato ancora non è aperto e sono già stati piazzati due colpi, c’è sempre Witsel alla finestra, e poi chissà. Marotta ha imparato a sorprenderci, ma potrebbe e anche non arrivare nessuno di clamoroso, come spesso successo nel mercato di gennaio. La squadra c’è, recuperando anche qualche pedina fondamentale come Dybala e Bonucci potremo giudicarla meglio.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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