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Editoriale

Juve, tra chiacchere e realtà

Discutere di calcio, da due giorni prima del campionato fino a due giorni dopo la partita, è qualcosa di tipicamente italiano, un’usanza talmente radicata da appartenere alla nostra cultura.

JUVE, VITTIMA PREFERITA

Va da sé che per alimentare questa sete di calcio, spesso più dovuta alla golosità che alla necessità, più gli argomenti sono salienti, meglio è. Quale argomento può essere più appetitoso di una Juve in difficoltà? Facile, nessuno. Né un’Atalanta tutta italiana che continua a vincere in stile Leicester, né una Roma che macina gioco e risultati né tanto meno il match spettacolare che stasera vedrà impegnate Inter e Fiorentina. Sia chiaro, la Juve che perde 3-1 dal Genoa – incappando nella terza sconfitta stagionale – fa necessariamente notizia e merita attenzione; tuttavia appare sicuramente esagerato vedere in questa sconfitta il culminare dei problemi della Juventus. Non perché qualche problema non ci sia, ma perché in tutte le cose serve coerenza. La coerenza non va sacrificata per fare notizia, mai. E allora, dov’è la coerenza nel parlare di una crisi della Juve quando, sino a qualche giorno fa, veniva elogiata come unica europea prima sia in campionato che in Champions League? Cosa c’è, dunque, da dire in maniera obiettiva sulla situazione della Juventus? Proviamo a farne il punto partendo proprio da quelle che sono le critiche più frequenti e più utilizzate come specchietto per le allodole da chi vuole acquisire popolarità a scapito della coerenza ed obiettività.

IL GIOCO

Primo tormentone della stagione: la Juve gioca male. Verissimo, la Juve non ha mai mostrato un gioco brillante, eppure rimane prima in campionato e prima in Champions League. È possibile quindi parlare di una crisi dovuta al gioco? Probabilmente no, perché se il gioco fosse una questione così grave, le conseguenze sarebbero state ben più allegri1pesanti. La verità è quindi, come sempre, nel mezzo: la Juve non gioca bene ma è comprensibile visto il rinnovamento della squadra e i tanti infortuni che non hanno permesso ad Allegri di consolidare schemi di gioco usando sempre una squadra consolidata. La conseguenza di un gioco poco brillante è semmai quella che si è vista ieri: se ad un gioco non eccezionale aggiungi una squadra stanca ed un avversario ostico e in forma, il gigante bianconero può cadere. Ma può cadere in battaglia, non in guerra. Inoltre, la questione del gioco sembra essere un problema che sta colpendo tutte le big europee, dal Bayern Monaco al Barcellona e al Real Madrid. Proprio oggi, Marca, ha scritto “Se il Real Madrid gioca male, il Barcellona peggio”. Che sia un inevitabile conseguenza dei tanti impegni europei e nazionali da cui sono colpiti i top club? Forse dovremo abituarci ad un nuovo trend calcistico, dove il bel gioco passerà in secondo piano rispetto ai risultati.

Il MERCATO

Da regina del mercato a flop, questo uno dei leitmotiv più ricorrenti quando la Juventus non vince. Possibile una tale dissonanza? Ni. È vero, l’investimento spaventoso per Higuain non sta, al momento, trovando i riscontri sperati, né tanto meno l’ingaggio stellare di Dani Alves sembra essere giustificato. Eppure il pipita gol pesanti li ha fatti, così come il brasiliano ha cambiato diverse partite con i suoi lampi da campione (si veda l’azione del secondo gol al Siviglia). Certo, la costanza è mancata e da loro ci si aspetta ben di più, ma i conti non si fanno a dicembre. Inoltre, che dire di Benatia? Chi sarebbe stato tanto lungimirante da acquistare un colosso difensivo quando la difesa della Juventus era, da diversi anni, la più forte d’Europa? Probabilmente nessuno, eppure mai come ora l’importanza di avere alternative in difesa si sta rivelando fondamentale. Per non parlare di Pjaca, per cui è stata sborsata una cifra importante se si considera la giovane età. Difficilmente la Juventus investe tali cifre senza la certezza di averli spesi per un campione: per chi avesse la memoria corta, si pensi a Dybala. Sicuramente, una volta accantonati i guai fisici, il croato mostrerà tutto il suo valore e di conseguenza quello della dirigenza juventina. Se proprio si vuole trovare un neo alla campagna acquisti, questo va a cercato a centrocampo. L’ingaggio di un fuoriclasse come Pjanic non sta garantendo continuità: ma questo poteva essere previsto dal momento che il bosniaco è sempre stato altalenante anche nelle sue stagioni a Roma. Sicuramente un altro rinforzo, più dinamico e fisico, sarebbe stato molto importante. Per questo però c’è tempo per rimediare, già da gennaio: intanto, la Juve non risponde alle critiche e rimane prima in tutte le competizioni.

This post was last modified on 28 Novembre 2016 - 12:43

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