In un calcio italiano sempre più straniero, con occhi a mandorla e privo di un’identità nazionale, anche la Juventus, che fino ad ora si era contraddistinta per ideali patriottici, sembra essere inglobata dal sistema. Nel match di Marassi crolla una certezza quasi inscalfibile per la Signora: l’ossatura italiana (la famosa ItalJuve).
E’ un caso abbastanza singolare considerata la storia della Juventus, sin dagli albori. Basti pensare al mondiale vinto dagli uomini di Vittorio Pozzo: già da allora si parlava di Nazio-Juve con Combi, Monti, Bertolini, Orsi, Ferrari, Borel II. Nella finale del Mundial 82 scesero in campo contro la Germania Ovest sei juventini su undici: Zoff, Gentile, Scirea, Tardelli, Cabrini e Paolo Rossi. Nel 2006 l’Italia si laureò campione del mondo grazie soprattutto a Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Camoranesi, Del Piero ed il CT Marcello Lippi.
Per gli uomini di Gasperini 25 punti nelle ultime nove partite, nessuno meglio dei bergamaschi in Europa. Ma ciò che rende particolarmente interessante la ‘Dea Bendata’ è la linea verde (e azzurra) dell’Atalanta. Nella trasferta di Bologna sono sette gli italiani a scendere in campo dal primo minuto, sei dei quali nati dopo lo scandalo di Tangentopoli (1992). La squadra di Gasperini oggi gode di una classifica inaspettata ma costruita con tanta dedizione, pazienza e fiducia verso i giovani.
Le prossime tre sfide rappresentano un bivio importante per la squadra di Max Allegri. Atalanta, Torino e Roma sono probabilmente tra le squadre più in forma del campionato, ma la Juventus arriverà a queste sfide senza eccessivi carichi di lavoro. Il tecnico toscano potrà lavorare serenamente, anche perché finalmente sembra arrivato il momento del recupero di Paulo Dybala. La partita contro l’Atalanta sarà fondamentale per ritrovare fiducia e strappare le prime pagine di questa favola che fino ad ora ha scritto solo l’incipit.
This post was last modified on 28 Novembre 2016 - 10:07