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Editoriale

Il palato dei tifosi e le critiche dei rivali

Fermi tutti, facciamo un attimo il punto della situazione: la Juve è prima in campionato, a +4 punti dalla Roma seconda, a +5 dal sorprendente Milan di Montella e dei giovani e a +9 dall’altra più accreditata rivale per lo scudetto, il Napoli, che in questo momento è sesto dietro addirittura all’Atalanta e con due punti più del Toro; in Champions League è seconda con 8 punti frutto di due vittorie e due pareggi, è imbattuta, ha subito un gol in 4 partite ed è a un passo e mezzo dalla qualificazione, primo o secondo posto che sia. Sembrerebbe il quadro semi idilliaco di una stagione che si potrebbe dire trionfale, da far leccare le dita ai tifosi e le ferite agli avversari, e invece…

ASTICELLA ALZATA – e invece non è così perché né i tifosi della Juve, o almeno non tutti, sembrano contenti e soddisfatti dell’operato della Vecchia Signora, né i tanti avversari e critici che negli ultimi anni han solo potuto guardare la classifica col collo tirato in su, tutti a inseguire Allegri & Co. Ci si stupiva qualche tempo fa dei fischi al Santiago Bernabeu nei confronti di giocatori del Real da parte dei loro stessi tifosi, chiedendosi come fosse possibile contestare fior fior di campionissimi che avevano e vinto e stavano vincendo tutto. “Ma come si fa?”. Bene eccoci qui, in una situazione simile, con uno scenario all’apparenza perfetto, a trovarci di fronte a qualche malumore, piccola contestazione, innalzarsi di mal di pancia. Negli ultimi 5 anni sono arrivati 5 scudetti consecutivi, 3 Supercoppe italiane, 2 Coppe Italia, una finale di Champions: qualcosa di mai successo e di difficilmente ripetibile, con in più le premesse per entrare nella leggenda in Italia e cercare di scalare l’Europa. Ma sembra non bastare più. Il tifoso ben abituato dimentica in fretta i successi, e in un certo senso va bene così: la fame di vittorie è fondamentale, soprattutto nei giocatori ma anche in chi li va a vedere, perché il tifo è sprone, la voglia e la carica si trasmettono come un brivido di adrenalina, e non è un caso che lo Juventus Stadium sia fortezza quasi inespugnabile e per giunta con una percentuale altissima di vittorie. Ma è anche vero che a volte questa esigenza diventa esagerazione, e basta un mezzo passo falso (vedi il pareggio col Lione) a far partire qualche fischio per quanto ci riguarda un po’ ingeneroso. L’anno scorso di questi tempi c’erano difficoltà simili e si navigava appena sopra la zona retrocessione. Mancavano sia Marchisio che Khedira e il solo Pogba non reggeva la baracca. Il rientro di Claudio anche quest’anno potrebbe segnare un importante cambio di rotta anche sul fronte gioco, la vera e forse unica “nota dolente” di questa prima parte di stagione.

LA CRITICA FACILE – Chi proprio non vuol farne passare una a Buffon e compBanner_editoriale_Dario_Ghiringhelli1agni e spesso soprattutto all’allenatore sono i soloni che predicano dall’alto di 5 anni di pance vuote, che gongolano nemmeno più per le sconfitte, troppo rare da aspettare, ma addirittura per i pareggi della Juve, spendendo pagine di giornali e fiumi di parole nei programmi calcistici sottolineando come i bianconeri siano in crisi nera ad ogni mezzo passo falso e sottolineando come anche quando vincono comunque non giochino bene. Non basta pi ù la classifica e nemmeno che dopo le uniche due sconfitte stagionali si sia sempre incrementato il vantaggio sulle inseguitrici inanellando 3-4 vittorie consecutive. Spesso ci chiediamo che gusto ci sia, ma forse la risposta sta proprio lì: dopo anni di posti vuoti nelle bacheche che stanno prendendo polvere e vicende del presente che non mostrano il sereno all’orizzonte, è meglio focalizzare l’attenzione sul brutto gioco della Juve piuttosto che andare a vedere le magagne in casa propria, nella speranza forse che i bianconeri in qualche modo si auto-eliminino dai giochi.

A noi piace pensare che la Juve sia ancora in rodaggio. Evra e Allegri hanno espresso un concetto simile in questi giorni: il francese chiede di essere giudicati alla fine, come è giusto che sia, lasciando il tempo ai nuovi di inserirsi e integrarsi, mentre il Mister ha ribadito come la squadra fiorirà in Primavera, come già successo in passato, perché quella sarà la vera fase calda della stagione. L’esempio lo abbiamo dall’anno scorso, non vediamo perché non crederci. Ma siccome ci piace vedere il bicchiere mezzo pieno, siamo contenti anche di queste piccole contestazioni: significano che la Juve è tornata, o è diventata, la squadra che vince e deve vincere tutto, avendo alzato l’asticella delle pretese. Meglio, molto meglio così che vivere l’intero anno in attesa di una singola partita.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

This post was last modified on 9 Novembre 2016 - 19:03

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