La chiave tattica – Il Pjanic “regalato” che costa due punti

La domanda che frulla in testa a tutti è una, inevitabile: perché presentare un centrocampo muscolare e rinunciare a Pjanic, regalando praticamente un tempo al Siviglia? Di sicuro per scelta non tecnica ma probabilmente fisica, altrettanto sicuramente la lacuna dell’organico bianconera in tal senso è abbastanza evidente. Ma lo si sapeva, e il Siviglia del primo tempo ha contribuito in maniera determinante a prosciugare le fonti di gioco bianconere. La squadra di Sanpaoli è compatta, linee strette e pressing asfissiante: il trio Vitolo-Vazquez-Sarabia si incolla alla BBC e rallenta l’uscita dalla difesa, sia perché Lemina ha mostrato ancora una volta di non essere ancora pronto a prendere le redini del centrocampo, sia perché Kranevitter si incolla a Dybala che, almeno nella prima fase, staziona solo in posizione centrale.

La Juve schiera la difesa a 4, Barzagli largo e Dani Alves sulla linea dei centrocampisti in fase di non possesso: ma senza cambi di gioco, con una circolazione di palla lenta in avvio, gli spagnoli hanno il tempo di posizionarsi correttamente e non lasciare spazi. Quando la Juve alza il pressing il Siviglia va in difficoltà, e soprattutto lo spostamento di Dybala sulla sinistra spiazza gli andalusi che iniziano a perdere punti di riferimento.

La chiave tattica in fondo era stata trovata: Khedira nello spazio, Iborra non lo segue, ma il tedesco sbaglia due volte davanti alla porta. Altrettanto non può dirsi di Asamoah, che gioca una partita equilibrata senza mai attaccare lo spazio davanti a sé: una soluzione in meno per l’attacco che si è fatta sentire. Non mancheranno altre occasioni nella ripresa: sia per l’ingresso di Pjanic, sia per il calo fisico degli ospiti che non sono praticamente mai riusciti a ripartire (non che il primo tempo chissà che ripartenze…). Ma il gol non arriverà.

Nel secondo tempo il bunker del mastino cileno assume la forma del 3-4-2-1, Allegri risponde alzando gli esterni che, soprattutto a destra, trovano molto più spazio per pungere. Vazquez infatti non segue mai Dani Alves, che diventa attaccante aggiunto e crea molti pericoli. Purtroppo non basta, ma poco male: inutile fare drammi, di tempo ce n’è.

Gennaro Acunzo

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