Il colpo Higuain, la tessera che completa il mosaico: Juve, questa si chiama progettualità

Date a Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio. Tradotto: date alla Juventus Gonzalo Higuain, il Pipita, reduce da tre anni in azzurro, e al Napoli i novantaquattro milioni della clausola. Chi vince? La ragione sta nel mezzo. Quello di cui parliamo è un affare di proporzioni esagerate per la società di Aurelio De Laurentiis, che incassa una cifra cospicua, vicina ai cento milioni, rinforzando sì ancor di più i Campioni di Italia, ma avendo anche la possibilità di costruire una squadra ancora più forte e ripartire dal comunque ottimo secondo posto della passata stagione. Ma, lo stesso affare di cui sopra, è un colpo da novanta, in tutti i sensi, economici e non, per la Signora, Vecchia solo per nomea e tornata, prepotentemente e con convinzione, al tavolo delle grandi d’Europa e del mondo. Occhio, calcisticamente questa è una dichiarazione di guerra, ma andiamo con ordine.

SUPREMAZIA – L’acquisto di Higuain è anzitutto un segnale chiaro dal punto di vista economico: nessuno era disposto a versare l’intero importo della clausola, su tutti il ricchissimo PSG, club dalle risorse economiche praticamente illimitate. La Juve sì, l’ha fatto, giocando di anticipo, molto prima che uscissero le notizie nella giornata di ieri. E l’ha fatto con sapienza, astuzia, ponderatezza, corteggiando serratamente l’argentino, facendogli capire che a Torino avrebbe trovato amore, certo diverso da quello napoletano, ma ugualmente importante e, soprattutto, vincente. Poi i soldi, con un contratto faraonico, la possibilità di diventare un marchio, da vendere sul mercato. E così che la Juve ed il Pipita sono diventati amanti prima, fidanzati poi e per lo stesso motivo convoleranno a nozze, nei prossimi giorni. Per vincere bisogna investire e i grandi giocatori costano: no contropartite, no trattative. Il Napoli chiedeva la clausola, è stato accontentato. A sangue freddo, le mani del duo Marotta-Paratici hanno letteralmente avvinghiato l’ex cuore di Napoli. Ma, davanti a certe cose, onestamente, è difficile dire di no. Esiste il tifo, ma ci sono anche logiche estranee ad esso. Il Pipita sceglie Torino, per il progetto tecnico, per vincere.

marotta-paratici-agnelliPROGETTUALITÀ – Ed è inutile girarci intorno, la mossa della Juve è figlia di quella che si chiama progettualità, questa sconosciuta, che manca a tutti in Italia, è il caso di dirlo, e che rappresenta il vero punto di forza per la società bianconera. Non si lascia nulla al caso, si alimenta continuamente una macchina che da anni prevede investimenti mirati, in crescita esponenziale e giunta, finalmente, alla piena maturazione. E ci si può privare di chiunque: sono tornati i tempi in cui la Juve può fare a meno di tutti, ma tutti non possono fare a meno della Signora. Qualche anno fa, e sembra passato un secolo, non c’era appeal, non c’era più desiderio e voglia di bianconero: si incassava il no di Di Natale, signor giocatore, e non si vinceva. Poi la musica è cambiata, quando si è capito che non bisognava investire senza senno, ma ricostruendo tutto, partendo praticamente da zero, quasi dal nulla, come se fosse possibile dimenticare un secolo e più di successi, in Italia e nel mondo. Reinventandosi, la Juve ha ritrovato se stessa. Investendo, colpendo in tutti i modi e, soprattutto, vincendo di nuovo. Conte sì, Allegri sì, ma soprattutto lo stadio, il centro sportivo, una struttura societaria moderna, avanzata, due, tre passi avanti agli altri e la ciliegina Higuain lo dimostra: mentre le altre diciannove squadre pensavano al calendario, c’era chi volava a Madrid. Mentre De Laurentiis parlava, c’era chi strappava accordi. Mentre a Napoli impazza ed impazzerà la contestazione, c’è chi accoglierà il nuovo numero nove. Si vince, non solo sul campo, ma anche fuori. Da questo punto di vista la Juventus, ancora una volta, stacca tutti, saluta e ringrazia. Le parole volano sempre, le cose scritte sono quelle che restano.

DICHIARAZIONE DI GUERRA – Dicevamo una dichiarazione di guerra e di tale si tratta: l’acquisto di Higuain non è uno sgarbo al Napoli, ma al campionato. Ed è soprattutto la palese volontà di sfidare le grandi d’Europa, finalmente allo stesso livello, su tutti i fronti. Torino, quella bianconera, vera caput mundi del calcio italiano. E, si spera, presto, di quello europeo.

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