Chiellini ed Hernanes, consigli da ‘grandi’: “Bisogna avere rispetto e farsi rispettare”

All’incontro con i piccoli del Fossano Calcio erano presenti anche Giorgio Chiellini e Anderson Hernanes. Il livornese è stato il primo a prendere la parola, e ha così parlato ai ragazzi: “Da grandi si può imparare ancora. Però un ragazzo deve avere delle caratteristiche ben precise quando arriva in prima squadra: il controllo di palla, ad esempio. Quella tecnica che ti permette di prendere il secondo all’avversario, poi decisivo. Occorre sapersi muovere, oltre al controllo, è un altro aspetto su cui si può insistere tanto”.

Sul passaggio tra i professionisti, il centrale ha una sua precisa idea: “Se i concetti di distanza tra reparti e giocatori si possono imparare anche in età avanzata, la tecnica di base matura proprio in questi anni. Ad agosto compirò 32 anni, eppure sono convinto che ogni giorno si possa lavorare per migliorare. Negli ultimi anni abbiamo cambiato allenatore, ma da parte nostra c’è stata applicazione: per me, rimettersi sempre in gioco per migliorare e cercare di seguire quello che chiede il tecnico è uno stimolo. Così come crearsi delle sfide e cercare di superarle giorno dopo giorno. Infine, è importante educare i bambini, non viziarli troppo e dar loro una corretta cognizione della realtà. Siamo consapevoli della nostra importanza come figure di riferimento, anche nelle piccole cose. Dal “buongiorno” dato al mattino, anche a chi di loro è magari più timido, fino all’aiutarli in campo quando si allenano con noi, provando a dar loro consigli tecnici”.

hernanes-juventus-settembre-2015-ifaAnnuisce, Hernanes. Quindi prende la parola, raccontando la sua storia da calcettista ed il suo passaggio tra i grandi: “La mia esperienza nel Settore Giovanile si sviluppa nel nord-est del Brasile, giocando principalmente a calcetto a cinque dagli 8 fino ai 14 anni. Quindi c’è stato il passaggio al calcio a undici, per due anni a Recife, prima del trasferimento a Sao Paolo, dove sono rimasto fino ai 20 anni e, in seguito, per 5 stagioni come professionista. Mio papà, che è stato il mio primo allenatore, mi insegnava da piccolo a calciare con entrambi i piedi. Quando avevo 12 anni poi volevo diventare mancino a tutti i costi, e imitando il mio idolo calcistico Felipe. Facevo i suoi stessi movimenti, aumentandone progressivamente ritmo e velocità, copiandone i gesti. Giocavo perfino come terzino sinistro, e ho sempre fatto tanti allenamenti, da solo, provando il tiro. A San Paolo a 15-16 anni ero piccolo e magro, non avevo forza: giocare a calcio è stato dunque duro fisicamente. Chiedevo consigli agli allenatori su come migliorare la forza, e ora so cosa mi serve”.

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