Paul Pogba è il nuovo Charles Baudelaire

Pogba può essere il Baudelaire dei nostri giorni. Il suo calcio è poesia, terribilmente bello da vedere com’è. E quelle giocate di fino, quello specchiarsi nel proprio immenso talento, non possono che ricordare il Poète maudit per eccellenza. Paul e Charles hanno tanto in comune, insomma: dalla nazionalità al culto della bellezza, ma la liaison autentica è un’altra; entrambi non hanno simili, bensì sono interpreti designati della modernità. Se Baudelaire rappresenta uno spartiacque tra romanticismo e decadentismo, aprendo un solco tra chi è venuto prima di lui e chi dopo, Pogba può fare altrettanto: è stato paragonato a Vieira e Zidane, per la sua prepotenza fisica e la tecnica cristallina, ma la verità è che Paul sarà il modello della nuova generazione di centrocampisti – grazie alla sua classe e… ad Allegri.

MATURITÀ NELLA SEMPLICITÀ – Sì, questa è stata la stagione della definitiva esplosione di Pogba: via Pirlo e Vidal, col numero dieci sulle spalle e un nuovo ruolo da leader, il francese ha avuto più di qualche difficoltà a ingranare. Doveva maturare, insieme alla squadra, e iniziare a respirare all’unisono coi compagni: quando ha capito di dover cercare la maturità nella semplicità, senza lasciar da parte genio e creatività, è scattata la molla. Perché non gli è mai mancato altro: caparbietà, dedizione e pure quel pizzico di follia dei grandi. La lucida follia che gli permette di non perdere praticamente mai il pallone, nell’uno-contro-uno: vedi l’incredibile numero contro la Fiorentina, ma pure questo in nazionale.

STATISTICHE DA PAURA – Pogba è il protagonista della rimonta bianconera: è il giocatore più determinante della Serie A, negli ultimi sei mesi, insieme a Higuain; così come l’argentino, infatti, ha partecipato a quattordici reti – cinque gol e nove assist. Se allarghiamo il campo a tutta la stagione, e tutte le competizioni, i numeri diventano ancora più maestosi: dieci gol e tredici assist, con una media di 1.5 passaggi chiave a partita. Ha dovuto pure arretrare il suo raggio d’azione, per dare imprevedibilità all’inizio della manovra bianconera, ma non ha diminuito la sua pericolosità in fase offensiva: in campionato, tira in media circa 3.5 volte a partita, due delle quali da fuori area; insomma, è una costante spina nel fianco, se si considerano pure i cinque dribbling tentati mediamente. Così, giusto per rispondere ai suoi detrattori: “Ma chi, Pogba, cento milioni?”. “Sì, cento milioni, ma pure di più”.

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LA SINTESI PERFETTA – La partita contro il Bayern Monaco, sogno diventato incubo, è però la perfetta sintesi dell’evoluzione di Pogba: è l’interprete ideale del centrocampo di una squadra fluida, com’è la Juve e come saranno sempre più squadre. I bianconeri hanno un modulo di base, il 3-5-2, che si adatta a momenti, situazioni e avversari: il suo numero dieci, con quella falcata di grazia, s’inserisce a meraviglia in questo contesto. All’Allianz Arena è stato centrocampista, sia di costruzione che d’inserimento e rottura; trequartista, a tratti seconda punta; e, addirittura, esterno sinistro, che ha aiutato decisamente la squadra in fase difensiva – trend confermato in tutta la stagione, con 3.6 palle recuperate di media, miglior dato da quand’è a Torino. È la vittoria di Allegri, che ha dato forma a quella massa inquantificabile di talento, ancora troppo anarchico fino a poco tempo fa.

ATTITUDINE D’ARTISTA – Ha sempre avuto le idee chiare, Paul: già a quindici anni, quando parlava estasiato di Zidane e, intanto, lo ammirava. Si vede, quand’è sul campo – lo potete notare nell’immagine qui sotto o, magari, chiedete a quelli della Spagna.

Pogba
Il gioco di prestigio

Ma Pogba ha divorato calcio, lo fa ancora, e i risultati si notano: è la coniugazione dei principali talenti degli ultimi decenni, dai quali riprende movenze e colpi, da Zizou a Ronaldinho (guardare per credere) – un po’ i Gautier della situazione. È come i grandi artisti: ammira, s’immedesima, poi assimila. Ma non copia, no: riadatta, a sé e all’occasione. Se a quest’applicazione maniacale si uniscono poi le doti naturali, dalla fenomenale lettura del gioco alla struttura fisica pazzesca, il risultato è il fuoriclasse che monopolizzerà i centrocampi d’Europa da qui a vent’anni: madame et monsieur, Paul Pogba.

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