Archiviato un anno ricco di soddisfazioni, che tuttavia non cancellano del tutto l’amarezza per il fallimento della missione impossibile, cioè quella di riportare a Torino la Coppa dalle grandi orecchie, è impresa ardua stabilire quali possano essere gli errori da non ripetere dopo una stagione quasi perfetta.
Di primo acchito, ripercorrendo mentalmente l’ultima annata, si affacciano alla finestra della memoria le eccessive sofferenze patite da Madama quando ha dovuto incrociare i bulloni con le compagini italiane meno blasonate, che sarebbe scorretto definire “piccole”, giacché nel panorama peninsulare non si sono ravvisate tracce di squadre in grado di contrastare degnamente i tetracampeones in carica.
Più della cosiddetta sindrome da “pancia piena” o della supponenza talvolta affiorata, hanno influito carenze tecniche e strutturali non risolte nelle ultime sessioni di mercato. La Juventus, pur disponendo del miglior organico della SerieA è tutt’ora un’incompiuta e le sue ambizioni di assestarsi stabilmente nel gotha del calcio continentale non possono prescindere dall’incorporazione nel proprio tessuto di un playmaker di ruolo e caratura internazionale; ammesso e non concesso che l’area tecnica abbia definitivamente accantonato l’idea di riproporre il modulo che prevede la presenza di un trequartista…
L’errore da evitare come la peste e che ha contribuito pesantemente al pessimo incipit di campionato risiede appunto nell’equivoco tattico in cui la Signora ha rischiato d’incagliarsi malamente; quello di volerla costringere a rinnegare le proprie certezze in favore di un assetto non proponibile per difetto di interpreti.
Ora, sia chiaro, tanto il 3-5-2 di Contania estrazione quanto il favoleggiato 4-3-1-2 così caro all’attuale facente funzioni grondano controindicazioni non risolvibili con i giocatori in rosa, ma la “vecchia” disposizione, nella quale Marchisio, comunque un “adattato”, si spende con abnegazione in una parte non sua, camuffa molto meglio di quella propugnata da Allegri le carenze individuali dei componenti il pacchetto arretrato, segnatamente di Bonucci e Chiellini, e la squadra ne trae benefica sicurezza perché il piedistallo su cui poggia può avvalersi di meccanismi consolidati che ammortizzano più facilmente la ricerca di stabili equilibri nella martoriata terra di mezzo.
Alla luce di chi può essere chiamato a disimpegnarsi sulle corsie esterne ( compreso Pereyra ), dei risultati e delle risultanze degli ultimi due mesi, nonché del deludente e dannoso apporto fornito dal “profeta” Hernanes, è pertanto evidente quale sia la scelta migliore e da perseverare fino al termine della corrente annata agonistica.
Poi si vedrà o, perlomeno, ci sarà dato vedere, perché, come noto, sono questi i mesi in cui si programma il futuro e decide a chi sarà affidata la conduzione delle prossime campagne d’Italia e d’Europa. Poiché Juventus F.C. S.p.A. normalmente tiene in scarsa considerazione i desideri di un allenatore, chiunque esso sia, i sommovimenti di mercato saranno poco indicativi al riguardo; noi ci auguriamo solo che il probabilissimo cambio di trainer non dia la stura a un’antipatica, stucchevole e mal gestita querelle, analoga a quella che ha contraddistinto l’affaire Draxler in tutti i suoi risvolti.
La dimensione planetaria del sodalizio bianconero non merita altre pessime figure e, ancor meno, ripieghi dell’ultima ora. Se le indiscrezioni in nostro possesso si tradurranno in realtà, il sig. Allegri saluterà la compagnia; sia nel caso che a fine maggio la Juve abbia ulteriormente arricchito la bacheca ( per sua espressa volontà ), sia nella malaugurata ipotesi in cui la zebra vinca nulla ( per decisione societaria ). Il favorito alla successione, al momento, è ancora Antonio Conte; in alternativa, gli indiziati rispondono ai nomi e cognomi di D. Deschamps e M. Lippi.
Fra gli errori o, più correttamente, le cose che meno abbiamo apprezzato nel 2015, allignano una certa mancanza di decisionismo e, talvolta, un profilo eccessivamente basso e/o prudente della comunicazione. I contorni relativi alle cessioni/regalie di giocatori sotto contratto come Tévez e Llorente non sono mai stati compiutamente definiti, così come sono stati annebbiati in tutta fretta quelli afferenti la dismissione di Giovinco.
Il compianto avv. G. Agnelli era solito ricordare che non c’è limite al meglio; desidereremmo che questo monito fosse ancora il mantra più recitato nelle segrete stanze della Real Casa perché, nonostante la storia affermi la normalità di una Juventus vincente, la leggenda pretende l’attenzione verso i dettagli e una cura maniacale della confezione nella quale si avvolgono le vittorie, dello stile…
Questo è quanto chiediamo a Notre-Dame des Étoiles nel neonato 2016: migliorare la forma affinché possa crescere anche la sostanza, senza soluzione di continuità.
Auguri bianconeri a tutti/e,
Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )