Juve, dai problemi al problema

PUNTI DI VISTA – Qualcuno guardando questo inizio stagionale della banda Allegri, dalla prima all’ultima partita, avrà pensato: ma quanti problemi ha questa squadra? In effetti, se analizzassimo ogni singola partita disputata dai bianconeri in questi tre mesi, potremmo fare la conta, seguendo anche un grossolano ordine cronologico, delle cose da risolvere: sterilità offensiva, leadership, sfortuna, disattenzioni difensive, regista, trequartista, gioco sulle fasce, infortuni, Hernanes davanti alla difesa, Pogba normal player, Dybala gemello diverso della Joya vista a Palermo. Qualcun altro avrà guardato, invece, l’inizio di stagione in modo più attento, cercando, insomma, di trovare un comun denominatore a tutti i nodi che il tecnico livornese, da bravo uomo di mare, si trova a dover sciogliere.

FIL ROUGE – Ipotizzando, vien da chiedersi: ma c’è davvero un fil rouge, una matrice comune, un problema tanto grande da includere tutti gli altri? Forse si, forse avrà ragione quel qualcun altro, forse la Juve ha davvero una sola cosa da risolvere e questa sembra essere l’inappetenza. La Juve, negli ultimi quattro anni bestia feroce, sembra non aver più fame di vittorie, portatrice sana di garra, per dirla alla maniera del Cholo, al di là delle dichiarazioni belliche che giungono ogni giorno dall’ambiente bianconero. E forse se guardassimo la situazione sotto questa prospettiva il tutto ci apparirebbe sotto una luce diversa.

QUADRATURA DEL CERCHIO – Ecco che i goal subiti negli ultimi minuti, contro Udinese e Frosinone, o nei primi, Chievo, scaturirebbero non più da disattenzioni difensive dovute a prestazioni non all’altezza, ma da mancanza d’attenzione e di concentrazione frutto della mancanza di fame. Ecco che la sterilità offensiva non sarebbe più dovuta alle difficili relazioni tra Morata, Mandzukic, Zaza, Dybala e il “far goal”, ma dalla prima citata inappetenza. Ecco che il Paul di questi mesi evanescente e inconcludente, lontano parente del mostruoso Pogboom, non avrebbe problemi psicologici, o arroganza, ma semplicemente disappetenza che lo porterebbe a picchiare meno e a cercare il tiro a giro invece che il collo pieno. Ecco che l’argentino Dybala “mister 40 milioni” non si troverebbe a sbagliare stop, dribbling e goal che l’anno scorso a Palermo gli riuscivano ad occhi chiusi per mancanza di determinazione, figlia naturale della fame. Ecco che tutto tornerebbe.

Verrebbe la voglia, allora, di porgere una domanda al dott. Allegri: come si guarisce da un precoce senso di sazietà?

Carlo Iacono

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