Juve e rete, realtà entrambe virtuali

Al cospetto di una normalissima squadra tedesca, l’ ingenua credenza di vivere in un mondo alla rovescia, nel quale la spelacchiata e claudicante zebra che ansima dopo l’ esecuzione delle note di Allevi si trasforma in purosangue al suono della melodia di Britten, è stata definitivamente smantellata.

Per la corretta sintonizzazione di personalità apparentemente divergenti, è dovuto intervenire un certo Schubert e nemmeno quello più famoso, giacché il soave compositore e pianista austriaco ha abbandonato da tempo immemore questa valle di lacrime, ma tale André, onesto praticone della panchina, che senza ricorrere a particolari alchimie prestipedatorie ha costretto il destriero sabaudo ad un’ impotenza purtroppo non banalmente risolvibile con la semplice assunzione di una pasticca blu.

Tutto merito suo? Assolutamente no. Lui ha fatto quel che doveva, ma un grosso ed insperato aiuto gli è piovuto addosso proprio dalla Juventus, che alle soglie del muro eretto dall’ uomo venuto da Kassel, forse per pudore, molto per uno stato confusionale affatto d’ occasione, si è smarrita con la disarmante ingenuità di un’ educanda al primo appuntamento.

Il secondo risultato ad occhiali consecutivo, per nulla sorprendente, illustra con esattezza quasi matematica il nulla espresso dalle contendenti nei novantatre minuti di poco gagliardo rimpiattino: zero occasioni da rete su entrambi i fronti, ed un solo intervento dei due portieri, quello di Sommer per respingere una prevedibile punizione di Pogba a ripresa inoltrata.

Prima e dopo cotanto evento, una sterile supremazia condotta a ritmo di valzer lento ed apparecchiata senza tracce di organizzazione, intensità, cattiveria ( quella che, Allegri dixit: “Se ne parla tanto, ma a volte non so neppure a cosa ci si riferisca…” ) e soprattutto idee. E meno male che nella circostanza anche il binario di sinistra è stato ripristinato perché, ormai l’ hanno capito tutti, ingabbiato Cuadrado la luce si spegne e da nessuna riunione plenaria sulla linea di metà campo può scaturire lo straccio di un bagliore alternativo.

Normalmente una squadra di livello viene sollevata da siffatte ambasce dal guizzo estemporaneo di un’ eccellenza, da un talento d’ attacco che sappia costruire e concludere in proprio giocate altrimenti precluse ai comuni pedatori perché ispirate direttamente da Eupalla e, nel giardino di Madama, questo rapporto privilegiato con la Musa è riservato a due sole inflorecenze.

Una, però, è ancora avvizzita ( Pogba ), l’ altra, invece, per colpevole scelta del giardiniere che nell’ intento di preservarne la fioritura trascura la visione d’ insieme, viene estratta dalla serra per brevi attimi di esposizione pubblica, mai sufficienti alla propagazione della fragranza ( Dybala ). Morale: se in difetto di provetti fioristi si confida nella buona volontà di solo onesti fiorai, la confezione del bouquet risulterà inesorabilmente dozzinale.

Dover di cronaca ed onestà intellettuale impediscono di soprassedere alle turbative evidenziatesi durante l’ evento. La più grave non è riconducibile alla pessima direzione del coro in cui è incappato il sig. Thomsom, ( ascrivere ad essa il motivo di una prestazione grigia come il cielo di Torino sarebbe puerile e da perdenti atavici ), ma riguarda il tenore complessivo di una stagione molto obliqua nella quale mai e poi mai un provvidenziale rimpallo carambola dalla parte desiderata. Funziona così da fine agosto ed è ormai ragionevole supporre che il folletto della sfera non intenda cambiare idea tanto presto.

Obtorto collo, ce ne faremo una ragione.

Compromessa la possibilità di sistemare le pratiche extra territoriali con relativa tranquillità, la Juve dovrebbe almeno metter mano seriamente alle faccende domestiche. In altri tempi l’ ospitata dell’ Atalanta sarebbe stata accolta con la banale indifferenza dedicata allo spegnimento di una sigaretta nel posacenere di casa, allo stato dell’ arte, per quanto appaia Kafkiano, il rischio è quello di appiccare il fuoco all’ arredo.

Sereno il pompiere, sereni tutti/e? La domanda è retorica…

Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )

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