La “10” non è un cimitero indiano. Psicologia e tattica dietro l’avvio di Pogba, ma la svolta è vicina

Al peso insostenibile di un numero di maglia ci si crede poco. Che sia il 10, il 6 o qualsiasi altro numero impresso a fuoco sul bianco e nero, non è possibile pensare che le cifre portate sulla schiena influenzino così tanto un giocatore dalle spalle larghe e dalle qualità sconvolgenti. Paul Pogba sta vivendo un periodo piuttosto complicato della sua ancora acerba, ma già abbondantemente soddisfacente, carriera e la certezza è che manca davvero poco ad un ritorno in grande stile del polpo francese.

IL CIMITERO INDIANO – Messo da parte il discorso legato a quella maglia numero 10, peraltro da lui fortemente voluta, secondo molti capace di incidere sulla vita altrui tanto quanto un cimitero indiano sepolto sotto nuove costruzioni, rimangono da analizzare due questioni che, cabala a parte, hanno avuto un peso specifico notevole su un inizio non brillantissimo del fuoriclasse transalpino. I due aspetti toccano tasti tattici e psicologici. Non è la pesantezza della maglia a rendere Paul più compassato e meno efficace, ma sicuramente l’assenza di un centrocampo di spessore che gli copra le spalle e che lo faccia sentire al sicuro. Il fenomeno bianconero ha una predisposizione innata verso i numeri da circo che a volte fanno innervosire i tifosi bianconeri, soprattutto se futili, ma che sono stati utili, anche, a rendere il talento d’oltralpe noto in tutto il mondo calcistico e a far crescere a dismisura un prezzo di cartellino, che adesso difficilmente potrebbe scendere, persino dopo una eventuale stagione di Pogba da pura e semplice comparsa.

CHI COPRE LE SPALLE – La mancanza di fenomeni come Pirlo e Vidal hanno inciso, ma ancor di più sono state determinanti le assenze relative al nuovo corso Juve di Marchisio e Khedira, due giocatori che nella mediana fanno sentire e come la loro presenza. I due centrocampisti stanno tornando e c’è grande attesa per vedere all’opera contemporaneamente tutti insieme i tre gioielli bianconeri: Pogba, Marchisio e Khedira. Adesso sì che Paul potrà permettersi qualche numero in più, con la disinvoltura e l’incoscienza che lo hanno reso tra i “numeri uno” del suo ruolo; dietro c’è chi lavora per lui. Attenzione, però, che non si esageri. Rimane valida una inconfutabile verità: se Pogba continuasse a giocare da equilibrista circense, spesso la Juve rischierebbe di giocare, metaforicamente, in 10; se Pogba giocasse semplice, sfruttando qualità e fisico, la Juve giocherebbe in 12 ogni partita.

ALTRI NUMERI… TATTICI – Solo psicologia? Non crediamo. Un po’ la tattica c’entra. D’altronde, se persino giocatori del calibro di Messi hanno risentito in carriera di brevi periodi di calo dovuti a pressioni tattiche elevate (vedi la situazione del fenomeno argentino con la nazionale albi-celeste), è giusto che capiti anche ad una new generation come Pogba. Il francese gioca nello stesso ruolo dello scorso anno, ma è vero anche che le cose sono cambiate davanti a lui. In un 3-5-2 Paul ha libertà, anzi quasi l’obbligo, di supportare le punte con gli inserimenti. Del lavoro difensivo si occupava la folta linea di centrocampisti. Stessa cosa per il 4-3-1-2, dove qualche scorrazzata offensiva di Pogba veniva prontamente recuperata dall’insolito trequartista Vidal, dotato magari di poca eleganza e raffinatezza, ma di tanta, tanta quantità. Nel nuovo modulo, il 4-3-3, il peso offensivo è evidente e i centrocampisti sono tenuti ad una maggiore copertura. Sullo stesso lato di Pogba agisce in posizione più avanzata Morata, bravissimo nel difendere ogni volta che Allegri lo richiede e a sacrificarsi per i compagni con i ripiegamenti difensivi. Ma pur sempre attaccante rimane! Non è un caso infatti, che la miglior partita del francese finora disputata in stagione (Supercoppa a parte, si giocava col vecchio sistema) rimane il match di Marassi contro il Genoa: Morata infortunatosi all’addome dopo 20 minuti esce dal campo, entra Pereyra e risorge Pogba. L’argentino schierato nel ruolo di ala sinistra offensiva, permetteva al compagno numero 10 di inserirsi con più facilità. Del Tucumano l’assist per il “gol” di Pogba (in forte collaborazione con Lamanna) e sempre dell’ex Udinese erano i recuperi quando il nostro “10” si riversava in attacco. Casualità? Da notare, vedi le partite contro Siviglia e City (con Morata titolare), l’incosciente allargamento a sinistra, quasi da ala di un 4-4-2, di Paul. I due si pestano i piedi spesso, ma che bello vederli in campo entrambi!

Se dovesse avere un minimo di fondamento questa teoria… poco importerebbe: Morata e Pogba sono i due giocatori con maggiore talento della Juventus e devono giocare insieme, sempre e comunque. Se il problema tattico non ha soluzione, ci accontenteremo di risolvere almeno quello psicologico. Marchisio e Khedira aiuteranno tanto in questo senso.

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