La rinascita di Simone Zaza: quando la grinta vale più di un nome

Non bisognerebbe mai giudicare un libro dalla copertina. Questo, in sintesi, sarebbe il consiglio adatto a tutti coloro i quali davano Zaza come acquisto non all’altezza dei colori bianconeri. Sì, perché il ragazzo cresciuto a Metaponto non è qui per fare da comparsa a nessuno, né tanto meno per essere la cosiddetta “vittima sacrificale”. E nei minuti in cui è stato chiamato in causa ha saputo dimostrarlo e come.

DAI CALCI AL CALCIO – Che Simone Zaza fosse un tipo pieno di grinta e di energia lo si può intuire fin dalla sua biografia. Dagli 8 agli 11 anni il suo sport era infatti ben diverso da quello praticato sul prato verde, si trattava del Taekwondo, la prima vera sfida per lui. Non di certo una passione per chi ha il cuore troppo tenero. Col tempo l’ha poi accantonata per avvicinarsi al suo più grande mito: Marco Van Basten, e da lì in poi inizia la sua favola, dalla Stella Azzurra Bernalda passando per il Sassuolo, fino all’approdo alla Vecchia Signora. E lì sì che le cose iniziano a farsi dure. Ma Simone non è il tipo da farsi intimorire facilmente, testimoni ne sono i tanti cartellini collezionati in carriera, sintomo di uno che non si risparmia mai e, quando ce n’è bisogno è tra i primi a lottare, e i suoi gol tanto pesanti quanto belli. Tra le sue vittime illustri l’anno scorso ci sono state l’Inter, la Roma, il Milan e perfino la stessa Juventus. E forse è proprio da quel giorno che qualcosa ha iniziato a cambiare.

IL PESO DELL’AVERE UN NOME – Una sfida che sembrava dovesse iniziare addirittura in anticipo, già a gennaio dello scorso anno, e che tanto in anticipo sembrava dover finire, con quella che sarebbe potuta essere una clamorosa cessione negli ultimi giorni del mercato estivo. Non ben inquadrato da Massimiliano Allegri e, soprattutto, all’ombra di una quantomeno spietata concorrenza lì in avanti. La peggiore è sicuramente quella di Mario Mandzukic che, per caratteristiche simili, è definibile come il principale “rivale” dell’ex neroverde. Il solo nome del croato è servito all’ottenimento di un posto da titolare, con il resto del proprio repertorio a suo favore: abilità da uomo di area di rigore, tempra da combattente e tanta esperienza internazionale. Insomma, l’attaccante perfetto per qualsiasi grande squadra. E con due comprimari come Morata e Dybala, l’aria iniziava quasi a mancare. Uno come Simone non si arrende tanto facilmente, e non appena il croato ha iniziato a vacillare, lui ha saputo come mettersi in mostra. I pochi minuti giocati sono serviti per dargli un assaggio di quello che significa l’ambiente Juve, fino alla prova più importante, la prima da titolare contro il Frosinone. Da quel momento e da quel gol in poi, tutto è risultato in discesa.

SI MISCHIANO LE CARTE –
La grinta e la tenacia hanno prevalso lo scetticismo. Il nuovo numero 7 sta dimostrando il proprio valore, mettendo in campo non solo le proprie doti tecniche ma anche l’attributo più importante di tutti: la propria forza di volontà. E da ciò che ha sempre fatto vedere, Simone Zaza è uno che ne ha da vendere. Gli basta subentrare in quei pochi frangenti di partita per dimostrare cosa significhi lottare per i propri compagni e per i propri tifosi, per dare un senso a chi guarda dagli spalti e chi sogna ad ogni tocco di pallone. Adesso Simone non è più l’ultima ruota del carro ed è pronto a dimostrare tutto il suo valore. Con un Mandzukic che stenta a decollare in campionato, forse le gerarchie potrebbero finalmente cambiare. Perché da quel gol in Champions contro il Siviglia qualcosa, è definitivamente cambiato.

E stavolta Simone ha l’occasione per dimostrarlo.

Mattia Riccio (@MattRiccio11)

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