Il doppio ex Di Vaio: “Mi aspetto una grande Juve. Meritava la vittoria anche col Frosinone”

Marco Di Vaio è attualmente team manager del Bologna, di cui è divenuto una bandiera, ma il bomber girovago ha un passato anche alla Juventus, in cui nonostante tutto era riuscito a ritagliarsi un suo spazio. Inevitabile sentire il suo parere prima di Juventus-Bologna, e ci ha pensato ‘La Gazzetta dello Sport’.

“Con Del Piero e Trezeguet era dura… – confessa ricordando il passato – C’erano anche Salas e Zalayeta. Odiavo non giocare, volevo avere continuità, è sempre stata la prima cosa a cui pensavo quando sceglievo e a volte ho sbagliato. Adesso invece la panchina la amo, non mi piace andare in tribuna, mi piace vivere la partita con la squadra, con lo spirito dello spogliatoio. Eravamo a Tripoli. Nel primo tempo meglio loro e 1-0 di Del Piero, poi siamo usciti noi e io ho fatto un gran secondo tempo, ma ancora Del Piero ha fatto 2-1. Si diceva che dovessi andare all’Inter, dopo che Ronaldo era stato ceduto al Real, ero convinto, invece mi chiamò il mio agente Alessandro Moggi e mi disse che mi aveva preso la Juve”.

“Ricordo la vittoria per 2-0 a Torino con mia doppietta, da 33 anni il Bologna non ci riusciva: una partita meravigliosa – continua l’ex attaccante -. Stavolta è più complicata, ma noi non meritiamo i risultati arrivati finora. Dovremo essere bravi a difenderci, avere un po’ di fortuna e soprattutto avere più coraggio davanti. Mi aspetto una Juve forte, anche col Frosinone mi è piaciuta e meritava di vincere. Arrembante, con lo stadio che dà la carica. E dopo la vittoria con il Siviglia sarà ancora più determinata. La coppia Del Piero-Trezeguet è inarrivabile nella storia della Juve, forse solo quella Vialli-Ravanelli si avvicina. Al di là di questa partita, auguro alla Juve e ad Allegri di ri- trovare una coppia di attaccanti del genere. Mi hanno preso perché David si era fatto male e doveva stare fuori due mesi. Ho fatto fatica ad ambientarmi, poi è diventata un’esperienza meravigliosa, mi ha cambiato la percezione del calcio. Ho capito che dovevo alzare l’attenzione verso il mio corpo, con una preparazione sempre intensa, ogni giorno, anche se andavo in panchina: è per questo che ho potuto giocare così a lungo”.

 

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