Sua Maestà Barzagli non conosce limiti: ora anche terzino per una Juve flessibile

Dopo anni e anni di assoluta perfezione, è difficile trovare altri aggettivi che possano descrivere Andrea Barzagli. Nel match di Champions League contro il Siviglia, il numero 15 bianconero ha inaugurato una nuova personale frontiera, giocando da terzino destro in un 4-3-3, trasformatosi in 3-5-2 con una semplicità disumana. Una facilità di cambio modulo che non farebbe pensare di certo ad una squadra sbadata e in grave anemia di punti in campionato.

VECCHIA GUARDIA – Nel dare una scossa, speriamo l’ultima utile e decisiva per ribaltare le sorti di una Serie A che finora ci ha visti protagonisti in negativo, ha contribuito l’esperienza degli uomini in campo. La vecchia guardia in difesa non ha concesso un solo tiro in porta agli spagnoli, se si esclude una conclusione chilometrica nel primo tempo, bloccata senza patemi d’animo da un inoperoso Buffon. Se gli “altri” giocavano in ruoli conosciuti a memoria, Barzagli si è disimpegnato con disinvoltura in una posizione scomoda e nuova, gestita con la maestria di un campione. Eppure su quella fascia agiva un avversario arduo, quel Konopljanka che lo scorso anno fatto ha fatto impazzire le difese di mezza Europa League, quella del Siviglia compresa, e che ha indotto il club iberico a portarselo a casa nel mercato estivo.

IL “MURO” TUTTOFARE – Non sappiamo quanto potrà durare l’esperimento di “Barzagli-terzino“. In questo momento, la scelta del nazionale azzurro largo a destra è stata dettata dalle assenze forzate di Lichtsteiner (torna presto, Stephen!) e di Caceres (evitabilissima mancanza), ma saltano all’occhio i benefici di questa nuova soluzione. La scorsa stagione Barzagli era considerato il dodicesimo uomo, ovvero il primo cambio effettuato da Allegri. In Champions, soprattutto, a risultato acquisito, Andrea veniva spedito sistematicamente in campo al posto di un centrocampista (spesso Pirlo) per difendere il punteggio, passando dal rivoluzionario 4-3-1-2 “allegriano”, al più noto e compatto 3-5-2 (di “contiana” memoria). Non è un caso, d’altronde, che in Champions League, con il “muro toscano” in campo, la Juve non abbia subito nemmeno un gol prima della finale di Berlino, dove comunque Barzagli, chiamato in causa in extremis perché reduce da un infortunio, sostituì alla grande Chiellini con una eccellente prestazione.

“CAMBIO” SENZA “CAMBI” – Adesso non sarebbe più necessario sprecare un cambio. Con Barzagli in campo e con Cuadrado largo a destra in avanti, il cambio di modulo sarebbe automatico senza l’intervento del tabellone luminoso a segnalare nuovi ingressi sul terreno verde. Evra (o Alex Sandro) passerebbe dal ruolo di terzino sinistro in avanti sulla linea di  centrocampo, con la difesa che si trasformerebbe a 3. Cuadrado arretrerebbe dalla posizione di ala pura a quella di esterno destro a tutto campo (la specialità di Lichsteiner per intenderci). Il resto rimarrebbe immutato con tre centrocampisti a fare da muro e due punte in avanti. In questo modo i cambi rimarrebbero inutilizzati e pronti ad essere sfruttati per altri motivi: una punta di caratura maggiore o con caratteristiche diverse; far rifiatare uno dei centrocampisti titolari, o tenersi per necessità ultime il jolly da “zona cesarini”.

Non dimentichiamo, certo, che il nostro Barzagli non è più giovanissimo e certi scatti, come quello di 50 metri compiuto ieri su un lancio di Hernanes, strappano applausi a mai finire, ma non sono ripetibili più volte in una sola partita per un giocatore, seppur ancora velocissimo, di 34 anni. Però quell’intelligenza tattica, quella velocità, quella perfezione nell’intervento e, perché no,  quel cross per Morata, morbido e preciso… la tentazione di riprovarci viene e come!

Mario Basilicò

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