Juve-Siviglia, Morata eguaglia Del Piero: ora è un Re di coppe che governa “di testa”

Da certe situazioni ci si sbroglia solo così: di testa. E poi di cuore, di voglia, di garra continua in mezzo al campo. Alvaro Morata, in fondo, l’ha capito meglio di tutti: per sterzare forte occorreva andare controcorrente, liberarsi dell’ansia da caduta in picchiata. E quindi aspettare, girare: finché il guizzo, quello giusto, non sarebbe arrivato in tempo per essere colto. Di testa, sì: perché è ragionato e “colpito”. Nel bel mezzo dell’area di rigore, schiacciando in terra un carico di speranze finite inesorabilmente in rete.

CINISMO – E finalmente, potremmo aggiungere. Finalmente una Juve che sfrutta un cross, una Juve che fa suo un pallone quasi perso. Che rende giustizia alla propria fama: a quella squadra cinica e sempre quadrata che da Conte in poi ha saputo crearsi un’identità. Vera, concreta, forte. Come Alvaro: che con la musichetta europea ha un certo feeling, e che dall’alto dei suoi ventitré anni (ancora da compiere) può aggiornare il curriculum vitae alla voce “imprese personali”. Un bel vizietto, quello dello spagnolo: sa far male quando conta. Dovesse continuare così, le porte della storia del calcio gli si spalancherebbero come quelle dei portieri avversari. Per info, Sergio Rico è a disposizione.

COME ADP – Una testata che vuol dire molto per Alvaro. E che diventa fondamentale anche, soprattutto per la Juventus al completo: ora c’è così tanto ossigeno che possono respirare tutti. Da Agnelli ad Allegri, dalla rosa intera fino addirittura a Marotta. Non c’è più un banco degli imputati: resta un piccolo carro allestito alla meglio, e a capo c’è proprio Morata. Da quest’ultima notte europea, già nella storia bianconera: con il Siviglia è infatti arrivato il quinto centro di fila in Champions, lo stesso numero che portò Alessandro Del Piero nell’olimpo dei più grandi. Un bel traguardo, un enorme attestato di stima, un immenso privilegio. Conoscendo lo spagnolo, magari dirà pure “l’importante era la vittoria”, poi però, sotto sotto, un piccolo pugno chiuso se lo concederà. È arrivato dal Real per diventare grande, potrebbe andarsene a fine stagione da gigante vero.

POLIEDRICO – Sarà quel che sarà: per ora Morata vince e convince, diverte e si diverte. E lo fa in ogni veste: da bomber vero, da ala votata al sacrificio, da seconda punta tecnica e spesso (forse troppo) lontana dall’area. È che in fondo, proprio da centravanti puro non pare voglia starci. E guardando il match, forse neanche conviene che stia. Il suo è un giro largo con tappe mirate: prima si fa dare palla, poi scarica. E infine entra dentro e crea scompiglio. Col Siviglia gli è riuscito un paio di volte: alla prima però aveva già fatto gol, scivolando sotto la curva per urlare un “vamos” poco torinese, tanto accorato. Immensamente liberatorio, poi. Specie per lui: uscito dalla scena sul più bello, tornato adesso per ricucire uno strappo troppo assurdo per essere vero. Un po’ come se quella missione, quel dover tornare in alto, dipendesse soprattutto da lui. Sì, un gigante: in tutto e per tutto. Con spalle larghissime, con una voglia matta di scrivere pagine e pagine di storia. E con un desiderio fortissimo: continuare l’idillio bianconero senza pensar troppo a ciò che potrà essere. In fondo, Madrid sarà pure casa. Ma il peso specifico di questa Juve inizia seriamente a pesare sul suo cuore. E da buon Re di Coppe, ha un popolo ai suoi piedi pronto a servirlo. Toccherà andare “di testa”, ancora.

Cristiano Corbo

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