Calciopoli, Moggi risponde a Monti: ci sono ancora tanti dubbi da risolvere

Arrivano le motivazioni della Cassazione per Calciopoli e si riaccende il dibattito. Ieri, il direttore della ‘Gazzetta’, Andrea Monti, ha colto la palla al balzo e nel suo editoriale ha affermato che ora “la sordida vicenda di Calciopoli ha una sua verità, inappellabile e definitiva come ogni sentenza della Cassazione”.

Una vicenda nella quale il quotidiano milanese gioca sicuramente un ruolo importante, secondo il suo direttore poiché non influenzato dallo “strapotere esteso anche agli ambienti giornalistici e alle televisioni”. Uno strapotere rilevato dalla Cassazione, ma che non trova grandi riscontri: come sottolinea Fabio Ravezzani sul ‘Corriere dello Sport’, nei fatti si limitava al solo ‘Processo di Biscardi’, che all’epoca stava conoscendo già il declino per quanto riguarda gli ascolti, e alla ‘Domenica Sportiva’, in occasione di alcuni servizi circa lo svolgimento degli incontri. Niente di così eclatante, dunque.

Oggi, direttamente dalle colonne di ‘Libero’, arriva la risposta di Luciano Moggi, che chiede: “Perché la Cassazione ad un certo punto scrive ‘Luciano Moggi dal cui nome ha preso origine il fenomeno criminale denominato Moggiopoli’? Sembra proprio che abbiano preso ispirazione da qualche giornale, dice facendo riferimento proprio all’influenza della Gazzetta sul processo.

Moggi, poi, continua con le sue domande: “Perché hanno chiamato incursioni negli spogliatoi arbitrali quelle di Moggi (ammesse da regolamento FIGC)?”. L’ex direttore generale della Juventus ricorda che “le ‘incursioni’ potevano essere definite tali solo se fatte nell’intervallo tra 1° e 2° tempo”. “Io non l’ho mai fatto – continua Moggi – mentre Facchetti è stato sanzionato con squalifica dopo un Chievo-Inter per offesa ad assistente di linea, al quale disse ‘a te penso io’. Io all’intervallo preferivo andare nel mio spogliatoio”.

Viene citato di nuovo anche il ‘caso Paparesta, che secondo l’accusa venne chiuso in uno spogliatoio, ma, come ricorda Moggi e certifica il tribunale di Reggio Calabria, “il famoso sequestro non è mai esistito”. Lo stesso De Santis viene tirato di nuovo in ballo come arbitro della partita JuventusUdinese, diretta in realtà da Rodomonti, “quel Rodomonti – scrive Moggi – che il 28 novembre 2004 arbitrò Inter-Juve e 2 ore prima della partita ricevette la telefonata del designatore Bergamo che, su sollecitazione del presidente federale Carraro, disse all’arbitro di favorire l’Inter che era dietro in classifica. Risultato? Toldo non venne espulso per fallo da rigore e lo stesso fischietto ammise l’errore all’altro designatore Pairetto.

Secondo l’accusa, questa sarebbe una prova della colpevolezza di Moggi, ma di fatto si parte da un errore di fondo grosso quanto una casa: siamo così sicuri che “la sordida vicenda di Calciopoli ha una sua verità”?

 

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