
Scirea, il ricordo di Gaetano da parte del figlio Riccardo: "Come ho scoperto della sua morte e sul ritiro del numero 6" - LaPresse - spazioj.it
Il ricordo di Gaetano Scirea da parte del figlio Riccardo: “Come ho scoperto della sua morte e sul ritiro della maglia numero 6”.
Scirea è un nome che sarà per sempre legato alla Juventus. Con 552 presenze nelle 14 stagione in maglia bianconera, Gaetano Scirea è il quarto giocatore con più apparizioni con la Vecchia Signora (comanda la classifica Del Piero con 705, Buffon secondo con 685 e Chiellini chiude il podio con 561).
Il nome di Scirea, oggi è ancora presente nel club torinese. Il figlio Riccardo, lavora nel club come match analyst dal 2008 e sull’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport è presente una sua intervista in cui ha ricordato il padre Gaetano.
“Ci telefonarono, ci avvisarono così della scomparsa di papà. Anche io poi mi misi davanti alla televisione. Mamma era da Anna Zoff: si sarebbero visti tutti insieme a Torino, papà di rientro dalla Polonia con il volo in arrivo alle 21 e Dino con la squadra di ritorno da Verona dove la Juve aveva vinto 4-1. All’inizio – continua Riccardo a La Gazzetta dello Sport – e per un po’ di tempo, era come se non ci volessi credere: un dolore così forte che lo rifiuti. Al punto da fare finta di nulla. Il mio cervello non elaborava la cosa“.
Riccardo, prosegue dicendo che lui e la mamma mamma si siano fatti forza anche per rispondere alla tantissime manifestazioni d’affetto e che ha cercato di trasmettere l’esempio di papà Gaetano ai suoi figli. Tra i ricordi raccontati dall’attuale match analyst della Juventus, c’è quello degli allenamenti del padre: “Lo guardavo insieme al magazziniere e quando era finito facevo un po’ di passaggi con lui. Papà era una persona normale che faceva un lavoro particolare e non si è mai messo su un piedistallo. Un capitano: sapeva come comportarsi. Ha vissuto nella semplicità. Un calciatore che preferiva tirare la maglia piuttosto che fare un brutto fallo. Per questo lo hanno sempre rispettato tutti“.
Tra i temi toccati da Riccardo Scirea, c’è la strage dell’Heysel. “Io ero piccolo. Mamma mi ha raccontato che furono settimane molto dure. Tornato a casa, papà dormiva poco. Fu un’esperienza traumatizzante. Videro scene strazianti anche negli spogliatoi. Non volevano giocare”. Riguardo il ritiro della maglia numero 6 che vestiva il padre, si è invece detto contrariato. “Io sono felice quando vedo la numero 6 bianconera in campo. Papà manca molto al calcio, ha fatto tanto, ha dato l’esempio. Ed è giusto che i bambini sognino di giocare con quella maglia”.
Come detto, Riccardo dal 2008 lavora come match analyst per la Vecchia Signora: “Ho sempre assaporato l’ambiente, lo spogliatoio, lo stile, il modo di pensare, la juventinità. Il senso di responsabilità. Continuo a imparare e spero di aver dato qualcosa: sono match analyst dal 2008, credo di essermi meritato la fiducia. I miei tre figli (Gabriele di 13 anni, Edoardo di 11 e Gregorio di 5) vengono allo stadio, giocano a calcio, riguardano i gol del nonno. Cerco di insegnare i valori dello sport. Conservo tantissime cose di papà, ero davvero piccolo quando lui morì. Vedevo tutti i miei amici che giocavano con i loro papà. Mi mancava. Mi manca“.