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Editoriale

A Pirlo va data la possibilità di sbagliare

C’è poco da girarci attorno, è sotto gli occhi di tutti: l’inizio stagione della Juventus è stato pessimo. Non si tratta soltanto di risultati, ma di come sono arrivati: oltre al disastro contro il Barcellona, i bianconeri sono stati, per lunghi tratti del match, sotto anche con Crotone e Verona. Come spesso accade, il fuoco si è acceso ed è divampato nella direzione dell’allenatore, quell’Andrea Pirlo visto da molti, ad agosto, come la panacea di tutti i mali, ora già alla gogna mediatica, nonostante grandissime attenuanti.

Non è fare due pesi e due misure: anche a Maurizio Sarri è stato concesso del tempo, prima di decretare il fallimento del suo progetto da un punto di vista psicologico ancor prima che tecnico (d’altronde, il campionato è stato portato a casa); in questo caso non si può non concedere la possibilità di sbagliare a un tecnico che si trova per la prima volta alle prese con i grattacapi da allenatore.

Anzi, è possibile dire qualcosa di ancor più forte: Pirlo deve sbagliare. Perché non è un superuomo, è un allenatore che dagli errori, così come suoi grandi predecessori e maestri, può imparare e formarsi a livello tecnico, come accade in quella gavetta che da calciatore ha fatto al Brescia e da allenatore non gli è stata consentita.

Attenuanti, dicevamo: è veramente possibile giudicare l’allenatore della Juventus dopo 1 mese e mezzo di stagione in cui non c’è stata la preparazione estiva? Dopo due soste per le Nazionali? È possibile dire che la scelta di ingaggiarlo è stata sbagliata dopo una prestazione sì orrenda contro il Barcellona, ma senza la possibilità di schierare Ronaldo e De Ligt e con un Dybala acciaccato e lontano parente della vera Joya?

No, non è possibile. Attenzione: ciò non significa che Pirlo risolleverà la Juventus, vincerà il campionato e la Champions League quando avrà impresso la sua idea di calcio, ma semplicemente che bisogna capire alcuni concetti essenziali.

Il tempo va dato anche a chi è destinato a diventare un perno della squadra. Perché Demiral, Kulusevski, Chiesa, per fare dei nomi, contro il Barcellona erano alla loro prima grande uscita in Champions League e non si può credere che questi calciatori siano già pronti per trascinare una squadra alla vittoria. Per fare un esempio, dall’altro lato c’erano Pedri e Araujo, giovani come quelli della Juve, che però venivano trascinati da Messi, Griezmann, Pjanic e Busquets. Alla Juve, ieri, non c’era nessuno con quella statura e quel carisma.

Non è finito niente perché ancora deve iniziare. L’ambiente Juventus deve capire che quest’annata sarà difficile e complicata, ma non bisogna farsi trascinare dagli isterismi. La Juve, per ora, non va. Ma quel “per ora” può fare tutta la differenza del mondo.

This post was last modified on 29 Ottobre 2020 - 17:04

Luigi Fontana

Sono nato nel 1997 e sono laureato in Ingegneria Informatica. Il calcio è la mia più grande passione e scrivere è lo strumento che utilizzo per manifestare le mie idee e le mie emozioni. "Alcuni credono che il calcio sia una questione di vita o di morte. Sono molto deluso da questo atteggiamento. Vi posso assicurare che è molto, molto più importante di quello".

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Luigi Fontana
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