La Juve e Conte: 1 punto che dista anni luce

“Ci siamo in questi anni abituati bene e quindi pensiamo che tutto quello che facciamo sia giusto, forse quando uno vince tanto è più difficile mettersi in discussione. Vincere è difficile, rivincere è molto difficile.”

Era soltanto il 2013 e Andrea Agnelli pronunciava queste parole. Sono passati altri sette anni in cui sono cambiate molte cose, ma la fame e la voglia di essere predatori e non prede non è mai passata di moda a Torino.

Perché se vincere non è mai semplice e ripetersi lo è ancora meno, farlo per nove anni di fila è leggenda. Le parole di Sarri e Paratici non lasciano spazio a interpretazioni e se questa squadra è data già per sicura vincente in partenza è soltanto merito di una società forte, presente, solida.

La Juventus è stata penalizzata, ridicolizzata, derisa durante gli anni di Calciopoli. È scesa nei meandri della Serie B a testa bassa, ha cambiato numerosi allenatori, ha cambiato dirigenti, ha sbagliato campagne acquisti. Poi, l’arrivo in presidenza di Andrea Agnelli: una manna dal cielo scese in terra per abbracciare i bianconeri. Con il nipote dell’avvocato si respirava sin da subito un’aria diversa, vincente. C’era una progettualità, c’erano delle idee ben chiare in testa ed una dirigenza alle spalle che rispondeva ai nomi di Nedved, Marotta e Paratici unita e coesa nel tentativo di riportare in alto la Juventus.

L’arrivo di Conte e la campagna acquisti mirata hanno portato ai bianconeri una nuova linfa, un’imprevedibilità che dopo due anni bui fatti di settimi posti ha riportato la Vecchia Signora a guardare tutti dall’alto verso il basso, ridando ai tifosi una sensazione bellissima, quella dello Scudetto. Tre anni di successi per l’ex capitano bianconero, un record di 102 punti ed un cammino che si pensava potesse essere ancora lungo. Poi sappiamo tutti come andò a finire: la Juventus non poteva mangiare nei ristoranti da 100 euro con 10 euro, il mancato arrivo di Cuadrado e il clamoroso addio durante la preparazione. Il resto è storia.

Lo stesso Conte, ieri, dopo la vittoria contro l’Atalanta si è lamentato della poca protezione della società e della mancanza del Presidente, perennemente in Cina, affermando che il gap dalla Juventus è ancora ampio. Una frecciata non di poco conto che, oltre ad andare contro la propria società, elogia involontariamente e indirettamente la squadra da cui è andato via sbattendo la porta.

Fresche di ieri sera, prima della partita contro la Roma, le dichiarazioni di Paratici in cui lodava il lavoro di Agnelli e la sua granitica vicinanza alla squadra in questi nove anni di successi. Ed è questa la ricetta segreta che ha reso la Juventus una squadra così predatrice: partita dagli inferi e arrivata al paradiso con lavoro, dedizione e voglia di creare un qualcosa di straordinario.

La Vecchia Signora è un esempio da seguire. Lo stadio di proprietà, l’under 23 e l’espansione del brand dovuta anche all’acquisto di uno dei due giocatori più forti del mondo sono soltanto tre dei pilastri che, al momento, rendono la Juventus ancora inarrivabile.

Le altre squadre la osservano in lontananza come un ragazzino osserva il suo gioco preferito, ma che sa di non poter avere perché la mamma non può comprarglielo. Ed è per questo che se la classifica finale recita Juventus 83 e Inter 82 è chiaro a tutti che i valori in campo e, per ammissione del loro stesso allenatore soprattutto quelli fuori sono abissali, restando a un punto che tutt’ora dista anni luce.

Michele Lettieri

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