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La Juventus non è ancora morta, è solamente ferita: avversari, guai a sottovalutarla

La sconfitta in finale di Coppa Italia brucia ancora, sfido chiunque a dire il contrario. E non è per la gara persa ai rigori che quella, per carità, può arrivare, ma è per il modo in cui questa è arrivata: la Juventus è sembrata scarica mentalmente in primis, senza quella cattiveria agonistica e voglia di vincere che hanno caratterizzato gli ultimi 8 anni di trionfi. E, se aggiungiamo la condizione fisica pessima dopo 3 mesi di inattività che ha fatto sì che i bianconeri avessero una trama di gioco senza accelerare mai, monoritmo (basso) e con un giro palla sterile può arrivare l’inevitabile patatrack.

Il famoso “bel gioco” di Sarri non c’è, se non a sprazzi minimi di partite con cui i tifosi juventini si sono illusi che potesse essere riproposto per un lasso di tempo più ampio. Un’illusione dettata per l’incongruenza tra caratteristiche dei giocatori e la filosofia del nuovo tecnico bianconero: un binomio che sta dimostrando di avere delle difficoltà a trovare la chimica giusta, pur nonostante le due parti stiano facendo di tutto per trovarla. Eppure la società, al di là delle prestazioni non proprio convincenti, ha fatto una scelta ben decisa in estate con Maurizio Sarri affidandogli la panchina bianconera per tre anni. Evidentemente è un progetto a cui credono molto, però continuare a vincere cambiando filosofia non è affatto semplice.

Ma l’attitudine alla vittoria non è una per tutti, come diveva Max Allegri “ci sarà un motivo se alcuni allenatori arrivano sempre secondi, o terzi, o quarti” e, non ce ne voglia Sarri, lui non può essere considerato un vincente. E’ forse per questo che la Juventus ha deluso nelle entrambe finali giocate fin qui, l’ex Napoli non è abituato a vincere e soprattutto gli manca spavalderia di chi sa trionfare anche giocando male, caratteristica fondamentale che aveva il suo precedessore. Sarri ha sicuramente colpe per questo periodo che sta vivendo la Juventus, ma in un momento storico come questo in cui i bianconeri hanno l’obiettivo minimo di vincere il nono Scudetto consecutivo non dev’essere lasciato nel baratro del fallimento. Perché, in fondo, il fallimento non sarebbe solo di Sarri, ma anche dei giocatori e soprattutto della società.

Da lunedì sera comincerà un ulteriore nuova stagione fatta di almeno 13 partite, in cui bisognerà tornare azzerare critiche e pensieri negativi. La speranza è che la sconfitta col Napoli abbia smosso qualcosa nella personalità dei giocatori per ritrovare quella serenità, compattezza e audacia che hanno contraddistinto gli ultimi anni. La Juventus ora è ferita, ma non è morta. Il meglio deve ancora arrivare. Forse.

This post was last modified on 20 Giugno 2020 - 16:41

Michele De Blasis

Giornalista pubblicista, 24 anni. Emozionarmi ed emozionare è la cosa più importante. E se lo facciamo parlando di sport, meglio ancora

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Michele De Blasis