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Interviste

ReLIVE – Agnelli: “Cinque anni straordinari, concluso uno dei più grandi cicli della storia della Juventus”, Allegri: “Ringrazio presidente e ragazzi, la Juventus ha degli uomini”

Alle 14, live dall’Allianz Stadium, ci sarà la conferenza congiunta tra Massimiliano Allegri e Andrea Agnelli, per salutarsi definitivamente dopo il comunicato di ieri che sanciva l’interruzione del rapporto.
SpazioJ.it fornirà la diretta testuale dell’evento.

SQUADRA PRESENTE

Ci sono tutti i calciatori alla conferenza stampa nelle prime file per salutare Massimiliano Allegri. “Piango? No, ho già dato ieri”, esordisce ridendo il mistrer.

PARLA AGNELLI

“Oggi non risponderò a nessuna domanda sull’allenatore della Juventus della stagione 2019-2020. Un allenatore ci sarà, potete stare tranquilli. Sono qua per celebrare Max, un allenatore che da solo ha scritto la storia della Juventus. Quando si parlava di cinque scudetti, si parlava della Juve del quinquennio, degli anni 30. Max li ha vinti da soli.

Ricordo quando a maggio del 2013 eravamo a Londra, intenti ad assistere alla finale di Champions. Dallo stesso albergo esce Max, io toccai il gomito di Fabio Paratici e dissi: “Guardalo, sarà il prossimo allenatore della Juventus.” Abbiamo aspettato 14 mesi, è arrivato il 16 luglio del 2014, tra le contestazioni generali.

Anche in questo caso ci sono degli aneddoti: l’autista vorrebbe entrare nel centro sportivo da un ingresso secondario, ma io dissi che non avevamo nulla da nascondere, eravamo convinti della nostra scelta.

A fine stagione feci un tweet, uno dei pochi, che confermo: ci volevano gli attributi per prendere la Juve in quelle condizioni. Poi ci sono i dati: è il primo per percentuale di vittorie, il più longevo consecutivamente dopo Trapattoni. Poi ci sono i trofei. Per me sono stati 5 anni bellissimi: affetto, amicizia, condivisione, sconfitte e tante, tante vittorie.

Per un anno e mezzo, poi, siamo stati vicini di casa e abbiamo fatto colazione ogni giorno allo stesso bar. Tante cene, lui ha visto crescere i miei figli e io i suoi.

Pensiamo ai risultati sportivi: la cavalcata a Berlino il primo anno, le 15 vittorie sportive del 2016 quando tutti preparavano il necrologio della Juve, il testa a testa con il Napoli l’anno scorso, e quanto fatto quest’anno, vincendo lo scudetto alla 30esima. La cosa di cui sono più orgoglioso è che in Max ho trovato un amico.

Devo pensare alla programmazione: a luglio la rosa avrà il dovere di vincere, abbiamo progetti di vittoria grandissimi. Un grande progetto anche per le donne e per l’U23, che dovranno avere una loro casa. Sui programmi futuri, in cui la Juventus dovrà essere sempre all’avanguardia, io ho la piena fiducia in Nedved, Paratici, Marco Re e Giorgio Ricci.

Quando pensavo tra me e me di andare avanti con Max dopo la sconfitta con l’Ajax, ero sincero. Poi sono arrivate delle riflessioni che dimostrano quanto sia bravo il gruppo nel prendere le decisioni. C’è anche un po’ di tristezza, ma tutti abbiamo capito che era il momento di chiudere questo straordinario ciclo.”

A questo punto Allegri mostra una maglietta con il numero 5 e scritto “History Alone”, consegnata ad Allegri.

Ancora Agnelli: “Al di là delle dietrologie, è stato un mese di riflessioni dopo una sconfitta che abbiamo patito. Questo era il momento giusto: in assenza di elementi fattuali, abbiamo tutti capito che bisognava chiudere questo ciclo con un successo. Ciò è figlio della consapevolezza di persone intelligenti che questo era il momento di chiudere, invece di trascinarsi avanti.”

PARLA ALLEGRI: “LASCIO UN GRUPPO STRAORDINARIO”

“Ringrazio il presidente per le bellissime parole che ha speso, ringrazio i ragazzi” – qui parte un momento di commozione e un applauso di tutta la sala stampa – “per quello che hanno fatto e mi hanno dato. Ci siamo tolti tante soddisfazioni, lascio una squadra vincente che ha le potenzialità per ripetersi in Italia e fare un’altra grandissima Champions. Quest’anno purtroppo si sono allineate delle cose che non ci hanno permesso di giocarcela fino in fondo. Con la Juventus, abbiamo parlato, discusso ed espresso il pensiero sul futuro e il bene della Juventus. La società ha fatto le sue valutazioni, decidendo che l’allenatore non sarei stato più io. I rapporti sono straordinari, ho trovato una società super organizzata, all’epoca faceva parte del gruppo anche l’ex direttore Marotta. Siamo cresciuti tutti insieme, è arrivato il momento di lasciarsi tutti insieme. Lascio un gruppo di giocatori straordinari sia sul piano tecnico che sul piano professionale. Per vincere servono degli uomini, la Juventus ce li ha.
Domani sera ci sono da festeggiare due cose: la vittoria dello scudetto e l’addio di Andrea Barzagli, che è il professore dei difensori, senza nulla togliere a Leo, Giorgio, Martin e Daniele. Sarà una bellissima serata, dobbiamo tutti festeggiare. Sono stati cinque anni straordinari.”

“Come vivo questa situazione? Serenamente. Nei rapporti professionali ci si può dividere, è una cosa fisiologica. È stato scritto che avevo chiesto anni di contratto, rivoluzioni: a questo non ci siamo neanche arrivati, perché quando capisci che fisiologicamente ti devi separare, non c’è nient’altro da dire. Ci siamo visti due volte: in sede con Pavel e il presidente e in sede l’altro ieri, ed è stata presa questa decisione. È molto più semplice di quello che sembra: abbiamo fatto cinque anni straordinari e prendere le decisioni. Da noi a Livorno si mangia il ‘5 e 5’, che sarebbe la farinata: noi abbiamo fatto cinque campionati e cinque scudetti. Sono contento e sono emozionato, però basta, domani bisogna festeggiare. C’è una bella partita da fare e c’è da festeggiare. La Juventus ripartirà da una società super e da una squadra straordinaria.”

AGNELLI SUI MALUMORI DELLA TIFOSERIA

Torna la parola al presidente: “Gestendo aziende, bisogna saper prendere le giuste decisioni nei momenti in cui vanno prese. È solo il futuro che ci dirà se le decisioni sono state prese. I commenti sono esterni, noi viviamo le dinamiche dell’azienda all’interno. Da un bar non si potranno mai sapere gli elementi per i quali vengono prese delle decisioni, attribuite determinate responsabilità. Una volta ascoltate le opinioni, si devono prendere delle decisioni. Chi non è in grado di subire o reggere queste pressioni, non può gestire società sportive o aziende.”

ALLEGRI ONDA DI CRITICHE

“Non hanno pesato le critiche, c’è stato sempre dibattito con opinionisti e giornalisti. Alla fine bisogna centrare l’obiettivo o gli obiettivi che la società ti pone. Alla Juve devi vincere: quest’anno abbiamo portato a casa un campionato e una Supercoppa. Poi giocare bene o male: a volte sento delle telecronache di una squadra che ha la partita in mano e al 93′ prende un gol e gli avversari improvvisamente hanno giocato una partita straordinaria. Voi giornalisti siete condizionati dal risultato, io sono l’allenatore e da sempre e per sempre devo analizzare anche le prestazioni. Il calcio è anche strategia, non si può giocare sempre bene, quando giochi male e vinci, vinci gli scudetti. A nessuno piace perdere: se uno si accontenta di uscire dal campo e dire ‘giochiamo bene, ma abbiamo perso e siamo secondi’, questo non fa per me. La prima esperienza l’ho avuta a Cagliari: nelle prime cinque partite ho fatto 0 punti, si diceva che la squadra giocava bene. Anche tra i bambini c’è competizione. Quando abbiamo fatto 15 vittorie consecutive nella rimonta del 2016, non giocavamo così bene, infatti Gigi (Buffon, ndr) ha fatto il record perché non subivamo nulla. Non c’è vergogna a difendere: a Cardiff abbiamo perso perché loro hanno difeso meglio di squadra, noi male. Noi abbiamo perso e loro hanno vinto. Nella vita, in tutti i ruoli ci sono le categorie: ci sono giocatori che vincono le Champions e non le vincono, giocatori che retrocedono e che non retrocedono. Se uno non vince mai, ci sarà un motivo! Nel Gabbione, a Livorno, io vincevo sempre i tornei. Ci sarà un motivo se qualcuno vinceva sempre e qualcuno perdeva sempre. Non c’è più mestiere, c’è solo teoria. Il mio primo presidente, Cellino, è andato a Brescia e in un anno è tornato in Serie A in un anno e col Cagliari è retrocesso una volta. Non so come fa, ma è così.

Via perché non solo allenatore manager? Assolutamente no, io ho partecipato alle operazioni della società. Qualcuno mi ha etichettato di essere aziendalista, sono orgoglioso, non perché sono uno ‘Yes Man’ ma perché semplicemente c’è confronto. L’allenatore deve conoscere tutte le problematiche della società, se una società è quotata in borsa o meno, se lotta per il titolo o per la retrocessione. Magari quando smetterò, avrò un ruolo dirigenziale.”

“Se mi sento juventino? Da piccolo avevo il poster di Platini, poi dopo quando se n’è andato non sono più stato juventino. Ho sempre avuto simpatia, i miei amici mi dicevano ‘gobbo, sei andato alla Juve’. La Juventus insegna tantissimo, impari la disciplina, sono cinque anni in cui sono cresciuto, ha inglobato certe cose in me, che sono abbastanza stravagante.”

AGNELLI: “RIFLESSIONE UN PERCORSO”

“La riflessione è stata un percorso, c’è stata della commozione. Quando si affrontano determinati temi, si cerca di prendere la decisione migliore per la Juventus. Ci vedevamo non perché non avevamo nulla da fare: questa è stata la scelta migliore. È evidente che è la società a prendere le decisioni: Max non si sarebbe rinnovato il contratto da solo. La società ha una sua storia e nessuna persona all’interno è indispensabile. Nessuno: da me ai magazzinieri. Guardiamo la storia della Juventus, dai calciatori ai magazzinieri. La storia della società è sempre superiore a quella delle persone: ci sono delle responsabilità che vanno esercitate per il bene della società.”

ALLEGRI E IL RAPPORTO CON I TIFOSI

Ritorna la parola a Massimiliano Allegri: “I tifosi sono sempre stati calorosi con me, hanno dimostrato stima e affetto, mi hanno fatto emozionare delle cose perché anch’io sono umano e vivo di emozioni, altrimenti non potrei fare questo lavoro. Tutti d’accordo non potevo metterli, anzi. Quel giorno che arrivai, la prima cosa che ho pensato è che il mio primo cavallo aveva vinto un tris di corse lì. Poi avevo il sorriso, perché sapevo che avremmo fatto una grande stagione.”

IL FUTURO DI ALLEGRI

“Non so niente, penso solo a festeggiare domani. Una pausa mi serve, poi ovviamente dopo il 15 luglio mi verrà voglia. Questo dipende da ciò che succede in giro, vedremo: se non ci sarà possibilità, sarà un anno lungo in cui mi dedicherò un po’ alla mia famiglia e ai miei amici.”

AGNELLI E LA NUOVA JUVE

“È una domanda che dovete fare al direttore e a Paratici: con il nuovo allenatore, sarà definita la squadra. La direzione sportiva è in capo a Fabio Paratici, sarà lui a darvi queste risposte. Questo ve lo dico per ricordare che la Juventus è un’azienda.”

La conferenza stampa si chiude con un abbraccio tra Agnelli e Allegri e l’applauso di tutta la sala stampa.

This post was last modified on 19 Maggio 2019 - 10:33

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