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Editoriale

“Se gioca Dybala, la Juve prende gol”

È una provocazione, al limite del paradosso. Ma qualcosina, in fondo, la spiega. In primis: se gioca Dybala, se lo fa nel ruolo che il dio del calcio ha cucito per lui, allora la Juve si squilibra, allora la Juve molto banalmente prende gol. Se invece è Dybala a sacrificarsi, Allegri ritrova la quadra e l’imperforabilità. Eh, dilemma che è tipo: a chi vuoi più bene, mamma o papà?

QUESTIONE DI NUMERI?

Prima risposta esistenziale della giornata: no, non è una questione di numeri. È una roba di equilibri più o meno sottili, una storia di copertura e un finale relativamente uguale se si segue alla perfezione il copione scritto da Allegri: quello coi tre in mezzo. Non perché il lavoro di Matuidi o Khedira sia fondamentale, o almeno non solo per questo. Ma perché le distanze tra i reparti si riducono, hai molta più stabilità tattica e, dulcis in fundo, ti senti meravigliosamente coperto. Come un plaid finalmente fatto su misura, che t’avvolge nelle fredde notti d’inverno in cui abbracci il tuo Netflix giurandogli amore eterno. Oh, si fa per scherzare. Per capire per bene. Per sdrammatizzare un po’ una questione che comunque resta, ed è seria.

DAI MAX

Dunque, gli aspetti mentali contano. Eccome. Lo fanno per Dybala, tornato al gol dopo tre panchine di fila; condizionano inoltre l’intera squadra come un album dei Negramaro se sei in vena di ricordi. Tocca a Max, e a chi sennò? Tocca a Max prenderne le redini e scaricare un po’ di adrenalina nei giusti canali. E tocca a Max decidere: chi può davvero sacrificarsi? Guardando questo Paulo, la risposta viene in un nanosecondo ed è più scontata delle catene di auguri in arrivo su WhatsApp. Ma c’è un ‘ma’. Ed è bello grosso, di quelli che scoperchiano gli altarini e aprono altri orizzonti: perché l’ultima evoluzione di questa squadra, signori miei, è senza il numero dieci da copertina e prime pagine. Col centrocampo robusto e la solidità come arma a unico taglio.

Ecco, sì: dai Max. Che lui l’ha già capito, e ci mancherebbe. Bergomi, al Club di Sky, sembrava non volerlo dire per rispetto nei confronti del talento. Immenso. Ma sacrificabile. Tutto verrà coi propri tempi, quasi sicuramente col mercato. Di certo, con un’altra ferita che prenderà tempo per risanarsi. Inevitabilmente, la strada non cambia: per vedere le stelle, serve farsi male.

crico

This post was last modified on 31 Dicembre 2017 - 11:19

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