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spaziojit
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Quale regista dell’Horror avrebbe abbracciato scelta migliore? Una stagione che inizia tra le perplessità della tifoseria più “sparpagliata” del globo, offuscata dalle scorie di Cardiff, con una campagna acquisti e cessioni all’insegna delle sorprese, non avrebbe potuto prendere forma che a mezzanotte. Poco importa se è solo una questione di fuso orario, tante volte pare che la notte si annidi nei cuori e che vi abbia preso stanza approfittando del troppo tempo trascorso all’inseguimento di illusioni e chimere vocianti. Voci, sempre voci, fortissimamente voci.

Ha del miracoloso la compattezza dimostrata dal gruppo juventino. Dopo la tramvata subita in terra gallese, altre compagini avrebbero rischiato lo smembramento. Perdere una finale di Champions League va ben oltre il semplice fatto sportivo: è voltare pagina, mettere un punto fermo, soffiare sopra una catarsi che si risolve in una mezza rivoluzione.

Nulla di tutto questo. Al contrario, il coro ha isolato gli stonati, costringendoli ad abbandonare il consesso. Come se la passata stagione avesse cementato colonie e colonie di anticorpi. Macchè rivoluzione: chi ci sta, bene; altrimenti, fuori.

Se Neto è andato per sopraggiunta voglia legittima di provare nuove esperienze, Dani Alves si è imposto di imparare il francese. Anche se, a dire il vero, nei suoi video può benissimo farne a meno. Chi lo sa, magari a Parigi gli basteranno ancora 5 partite giocate, per meritarsi quell’offesa al genere umano di ingaggio. Capitolo Bonucci: consegnamo ai posteri un enigma che fa impallidire quello della Sfinge. Come può un dichiarato “ultras” juventino, che per 7 lunghi anni flirta a fine gara  con la curva come da copione, che grida ai sette venti di incatenarsi ai cancelli dello Juventus Stadium a vita, divorarsi la parola in un nanosecondo? Concellare con un colpo di spugna tutto il precedente come se contemplato feddamente nel contratto? E’ vero che aveva promesso di incatenarsi allo Juventus Stadium, non all’Allianz Stadium, ma sembra una scusante forzata. Al fondo Elliot l’ardua sentenza.

Il gruppo, volenti o nolenti, li ha messi alla porta (Neto escluso, ovviamente). Lo zoccolo duro è salvo e chiunque si inserisca dall’esterno sa che a questo dovrà fare riferimento. Perchè si riprende per continuare, la concorrenza è avvisata, soprattutto quella che pensa che assommare significhi vincere. Ci vuole altro.

Da stanotte, combatteremo i sussulti cardiaci del mercato (diconsi “soffio al cuore”, roba da niente con cui Schick deve convivere e con lui, chi lo ingaggia) con vere azioni di gioco, seppur in fase preparatoria. C’è il Barça, un’altra cosa dai quarti di finale, ma sempre i blaugrana. C’è la Juve, lungi da essere definitiva, ma sempre con la sacra casacca, più bella dell’orripilante dello scorso anno. Sia concessa la cittadinanza alla curiosità e bando al becerume critico.

A mezzanotte tornavamo a casa mesti, a mezzanotte si riparte per un nuovo viaggio.

N.d.R. Sulla maglia stazionano i simboli dello scudetto e della Coppa Italia, avviso inviato agli smemorati con la puzza sotto il naso.

Immagini tratte da   japantimes.co.jp   e   juventusmania1897.com

This post was last modified on 22 Luglio 2017 - 23:23

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