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Juventus tra processi ed esaltazioni, ma dove sta la verità?

In questo avvio di stagione la Juventus ha già conosciuto tutti i sapori del calcio: gioire per una vittoria, accontentarsi per un pareggio, ma anche riflettere a causa di una (brutta) sconfitta.

Lo sa bene Allegri, lo sanno ancora meglio i suoi ragazzi. Ma proprio per questo dalle parti di Torino occorre non perdere la calma si, ma allo stesso tempo neanche adagiarsi troppo in virtù del ricordo di un’impresa compiuta appena lo scorso anno. Fra l’altro non è questo il caso, considerando che la Juventus mantiene saldamente il comando della classifica ad una lunghezza dal Napoli, e che quindi di cavalcate trionfali ad ogni costo non necessita. Insomma, la Juve porta spesso il risultato a casa, ma convincere pubblico e critica è altra cosa.

allegriSENZA CONVINCERE – La squadra di Massimiliano Allegri ci è riuscita solo due volte in questo avvio di stagione, mettendo il punto esclamativo alle vittorie contro Sassuolo prima e Cagliari poi. Nel mezzo vi sono il deludente pareggio portato a casa con gli spagnoli del Siviglia in Champions League e la bruciante sconfitta patita a San Siro contro l’Inter, oltre alle vittorie (non troppo convincenti) ottenute all’esordio contro la Fiorentina, di misura in uno stadio Olimpico in versione biancoceleste, e infine al Renzo Barbera di Palermo grazie all’autorete di Goldaniga. Nel complesso una dose di prove dal sapore agro, che nonostante abbiano fruttato una serie di cinque vittorie, un pareggio ed una sola sconfitta, hanno fatto discutere soprattutto per il gioco espresso dai bianconeri, giudicato altalenante nel migliore dei casi.

AMBIENTAMENTO – La Juve in effetti ha sciorinato prove schiaccianti ed altre in cui la latitanza di un gioco coriaceo e deciso avrebbe sicuramente conciliato il sonno, non fosse che per qualche sporadico sussulto legato ad un gol, effettuato o incassato che fosse. Ad ogni modo, è bene pensare ad una squadra ancora in fase di rodaggio nonostante due prove pienamente positive. In questa fase di stagione dove il “calcio d’agosto” è appena finito, è dura aspettarsi da Pjanić la presa in possesso delle chiavi di un centrocampo importante come quello bianconero. Nonostante l’indubbio ed elevato tasso tecnico del giocatore bosniaco. Quando ci si riempie la bocca di parole come ambientamento, dunque, sarebbe opportuno pensare non soltanto al fatto di conoscere i nuovi compagni di squadra, l’allenatore e lo staff tecnico/societario, oltre ad entrare nelle simpatie dei nuovi tifosi. Ambientamento significa anche calarsi perfettamente negli schemi tattici voluti dal nuovo mister – che peraltro stanno provando ancora ad inquadrarlo nel ruolo più consono fra quello di regista o mezzala – accontentando le sue richieste ed esigenze. Perlopiù facendo fronte ad un’assenza importante come quella di Marchisio con una scelta qualitativa di uomini assai ridotta dopo l’addio di Pogba (per demeriti societari).

LE VITTORIE FAVORISCONO LA PAZIENZA – Va da sé dunque, che persino il talentino Pjaca non potrà spaccare le partite al suo ingresso in campo. E pazienza se ci vorrà del tempo affinché il croato possa degnamente rimpiazzare uno come Dybala. E che dire di Cuadrado, rientrato a Torino proprio sul finire del mercato estivo? Non sono alibi, i dati di fatto del resto permangono e quello espresso dalla Juve 3.0 targata Allegri, che rincorre il sesto centro consecutivo mai realizzato da nessun’altra compagine in Italia, ad oggi rimane indubbiamente un gioco quantomeno in fase di definizione e stabilizzazione. Ed a questa Juve, rimasta orfana del terzo uomo di qualità da disporre nella terra di mezzo oltre a Pjanić e Khedira – in attesa del rientro di Marchisio – bisogna che i tifosi, più che la gogna mediatica, aspettino con clemenza anche il rodaggio di Mario Lemina, divenuto titolare costante di colpo dopo una stagione – la scorsa – passata perlopiù a vedere i compagni dalla panchina. Il francese ha studiato la fisicità ed il genio di Pogba, adesso ammira la maestria di Pjanić e memorizza le sortite offensive e l’intelligenza tattica di un veterano campione del mondo del calibro di Khedira. Dovrà crescere, approfittando della titolarità finalmente acquisita, e sarà fondamentale che lo faccia in fretta, anche per garantire ai bianconeri un rincalzo di qualità (quello che manca alla rosa) allo scacchiere dei centrocampisti titolari quando avverrà il momento del rientro del principino.

AL BANDO ESALTAZIONI E PROCESSI – E’ bene che Allegri (ri)provi in questo momento della stagione anche soluzioni che in prima possono apparire strane, come la coppia Mandzukic-Dybala del Barbera (tuttavia già testata in amichevole contro l’Espanyol) per far rifiatare Dybala, oppure il rodaggio degli esterni. Sia pure per garantire il turnover. Ma, soprattutto, è bene che l’opinione pubblica non si faccia condizionare da toni entusiastici di una stampa pronta ad incensare una squadra che rifila un poker al Cagliari (con tutto il rispetto per i sardi), salvo poi porsi interrogativi sulla vera forza della stessa nel dopo gara del Barbera. Così come si è verificato anche in occasione del post-San Siro o del post Stadium contro il Siviglia. Non ci sono processi, e nemmeno esaltazioni. C’è solo una squadra al lavoro ed un tecnico che sta provando a mettere una grossa pezza al mancato arrivo di un centrocampista, con la riabilitazione di Hernanes e i minuti d’esperienza concessi a Lemina. La strada è ancora lunga, lasciamo che da qui sino a fine ottobre scorra ancora altra acqua sotto i ponti, prima di osannare o condannare. Il rischio di sbagliare è grande in entrambi i casi.

Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)

This post was last modified on 26 Settembre 2016 - 13:40

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