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La prima partita del nuovo anno è sempre delicata, a maggior ragione quando l’avversaria di turno titilla poco le motivazioni. La riaccensione del motore dopo una lunga pausa richiede infatti la giusta combinazione di voglia e numero di giri ai quali spingerlo e induce qualche comprensibile ansia dovuta alla possibile, sgradita persistenza di qualche chicco d’uva passa negli ingranaggi mentali dei protagonisti.

All’uopo, gli ultimi raccapriccianti minuti di Modena nel giorno del Carpi-diem sono stati evidentemente metabolizzati nel modo migliore e la Juventus ne ha fatto tesoro affrontando il Verona con un atteggiamento intelligente e concentrazione adeguata alla bisogna.

I postumi della sosta si sono pertanto tradotti soltanto in poche, inevitabili sbavature, e in una ferocia agonistica non spasmodica, che non hanno intaccato gli equilibri cercati e trovati sulla strada della rimonta, nonostante l’assenza di due gladiatori e alfieri della stessa come Barzagli e Mandžukić, rispettivamente sostituiti da Martin “calzelunghe” Caceres ( toh, chi si rivede! ) e Morata.

Gli scaligeri, tutt’altro che antagonisti da far tremare i polsi, non si sono comunque dimostrati la squadra allo sbando e inguardabile che la graduatoria lascerebbe supporre. Per batterli occorreva una prestazione tecnicamente buona e scevra di ogni leziosità stilistica sino al momento in cui il punteggio non fosse stato rassicurante.

Così doveva andare, così è andata, e affatto casualmente i migliori bianconeri in campo, quelli che più fattivamente hanno contribuito alla determinazione di un risultato assolutamente fedele all’andamento della gara, sono stati proprio coloro più teneramente coccolati da Eupalla in sede di elargizione del talento: A. Sandro, Pogba, Dybala.

Quando poi le cose assumono la giusta piega sin dall’inizio, tutto diventa più facile e non solo apparentemente. Ad inclinare il piano della contesa nel verso desiderato ha provveduto ancora una volta la Joya. L’esecuzione del piazzato con cui ha uccellato l’incolpevole Gollini è stata magistrale, da urlo, e ripropone al torneo un altro numero 21 zebrato capace di far la differenza da fermo, pur non avendo la barba…

Riteniamo che il peso specifico di tale prodezza esondi di gran lunga la sua importanza contingente; ora lo spogliatoio sa di avere recuperato un’altra risorsa che pareva smarrita e questo, da una parte insufflerà nuova e fresca sicurezza da spendere in situazioni più intricate, dall’altra complicherà ancor più la vita di chi affida soprattutto alla rudezza la difesa del proprio sancta sanctorum.

Il ritorno al goal di Bonucci, su assist, tanto per cambiare, del “Sivorino”, ha trasformato la ripresa in un’accademica esibizione da effettuare attentamente, ma in modalità risparmio energetico, giacché tra pochissimi giorni i Campioni in carica saranno nuovamente chiamati in scena per l’esecuzione di una “nona” sinfonia da non steccare.

Nella giornata dedicata alla Vecchia Signora in tutti i sensi; per noi la Juve, per gli altri la Befana, è rimasto a stecchetto e quasi non fa più notizia, il giovanotto venuto da Madrid.

Álvarito si è impegnato tanto, anche in fase di recupero, ma per quanto strofini la lampada, il genio non vuol saperne di uscire. Attimi persi per cattiva interpretazione, rimpalli, zolle birichine e la crescente tensione da astinenza sono certamente fattori che non agevolano la sua riconciliazione con la rete, però è tempo, adesso, non in un indefinito domani, che impari ad alzare la testa per guardare di più e meglio la porta e molto meno la palla, frangente nel quale Zaza si sta distinguendo alla grande nonostante il suo rapporto con la sfera non possa essere definito particolarmente amichevole.

Il ragazzo vale e va sostenuto, ma se vuole uscire dal tunnel in cui è precipitato deve essere soprattutto lui a capire quale direzione imboccare; in una si trova la luce migliore, quella che può consacrarlo; nell’altra c’è quella che può fulminarne le aspirazioni di potenziale grande campione. Vogliamo sperare in una scelta oculata.

L’ultimo turno non ha cambiato l’ordinamento gerarchico con il quale era iniziato, ma non è una tragedia; era inesorabile che prima o poi accadesse. È il prezzo da pagare alla munificenza delle prime giornate e non deve indurre scoramenti di alcun tipo, anzi, deve incrementare la determinazione a trasformare un già ottimo filotto in una collana di esagerata bellezza.

Del resto, fino a prova contraria, il destino di Madama è ancora saldamente nelle sue mani perché, vincendo tutte le partite rimanenti, e potenzialmente lo può fare, arriverebbe sicuramente prima alla meta.

Il cammino, tra l’altro, non si è neppure consumato per metà…

Ezio MALETTO ( Twitter @EzioMaletto )

This post was last modified on 7 Gennaio 2016 - 13:17

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