Ci vuole molto coraggio, mister Sarri

Era il giorno che tutto il popolo bianconero attendeva da tempo.
Da quando esattamente il 18 maggio scorso il presidente Andrea Agnelli in conferenza stampa annunciava la fine del percorso con Massimiliano Allegri.
Dopo 5 anni di trionfi, la Juventus ha deciso di cambiare.
Sono seguite diverse voci: dall’emergente Simone Inzaghi, alla provocazione Mourinho, alla suggestione Guardiola.
Nel mezzo quel Maurizio Sarri, fino a qualche mese fa acerrimo nemico della Vecchia Signora, che adesso ne diventa indiscutibile protagonista.
E’ stata una presentazione fiume, durata oltre un’ora.
E solo gli ingenui potevano aspettarsi un Sarri non pronto alle domande pungenti sul suo recente passato.
Di quelle francamente inutili su quello che sarà il suo abbigliamento, di quelle provocatorie riguardo faccende oramai datate e finalmente qualcuna inerente alla Juventus che sarà.
Ma procediamo per gradi, andando ad analizzare quelli che sono stati i temi principali della presentazione che ha tenuto attaccati a schermo di TV, Pc, tablet e smartphone milioni di bianconeri e non solo.

Sarri, rispetto e consapevolezza

Rispetto per quello che è stato ed ha rappresentato al Napoli.
Per quanto è riuscito ad ottenere in una delle piazze più calde e pretendenti d’Italia, andando ad insidiare seriamente quella che da ieri è la sua nuova squadra.
Perché conquistare 91 punti all’ombra del Vesuvio, è qualcosa che non era mai riuscita a nessuno dei suoi colleghi che lo avevano preceduto.
Rispetto per il suo percorso al Chelsea.
Un’annata indubbiamente travagliata la sua, con stampa e tifo inglese da sempre fin troppo pretenziosi con quelli che sono i tecnici.
Dopo un periodo di ambientamento ha fatto conoscere il suo Sarriball anche oltremanica.
Raggiungendo la finale di Carabao Cup, persa contro il Manchester City solamente ai rigori.
Restituendo la Champions League ai Blues dopo aver conquistato un terzo posto in Premier League.
Ma soprattutto alzando verso il cielo di Baku, il suo primo trofeo internazionale, l’Europa League.
Rispetto reciproco con la società londinese che lo ha dunque liberato, per poter cogliere al volo l’opportunità di tornare in Patria.
Ed infine rispetto per la sua professione e la sua famiglia.
Ha calcato i campi dell’Eccellenza fino ad arrivare in Premier League.
Ha percorso la strada della meritocrazia per poter finalmente sedere sulla panchina che tutti sognano: quella della Juventus, dove non ci arriva affatto per caso…

No Sarrismo, sì al metterci la faccia

Da buon toscano, così come il suo predecessore, Sarri ha subito messo in chiare alcune cose.
Il romanzare della stampa è qualcosa che poco gli interessa.
Ecco dunque come anni di Sarrismo, con tanto di citazione della Treccani, vengono subito bollati come aria fritta.
Ci sono delle idee e delle convinzioni: certo.
Ma da qui al passare per il Comandante, di acqua sotto i ponti, ne passa.
Argomenti che lasciano dunque il tempo che trovano e che poco hanno a che fare con quanto avviene sul rettangolo verde di gioco.
Discorso differente quando si inizia a parlare di temi che purtroppo il Calcio lo rovinano.
Maurizio Sarri non ha paura di esternare quello che è stato, quello che è e quello che sarà: a prescindere dalla squadra che allenerà.
Un napoletano che preferisce allenare in tuta che non reputa tifosi quelli che intonano cori razziali.
Chapeau, perché metterci la faccia non è da tutti!

Nasce la Juventus di Sarri

Si è detto stupito e meravigliato del come la Juventus lo abbia voluto sin dal principio.
E’ l’uomo arrivato a Torino grazie alla corte serrata di Fabio Paratici e Pavel Nedved.
E finalmente si inizia ad intravedere anche quella che sarà la sua Juventus.
Si ripartirà dagli uomini di maggior classe.
E al di là di schemi e moduli, Sarri smentisce il suo integralismo.
Si adatterà, giustamente, alle caratteristiche dei giocatori che avrà a disposizione.
Per lui Pjanic dovrà toccare almeno 150 palloni a partita.
E negli ultimi trenta metri, si seguiranno solo principi di gioco e non schemi avvilenti: spazio alla fantasia.
Cristiano Ronaldo imprescindibile.
Si punta forte su Dybala che con quella tecnica può giocare ovunque.
Douglas Costa deve esplodere letteralmente, deve essere l’anno della consacrazione.
Bernardeschi ha qualità importanti: bisogna specializzarlo in unico ruolo.
Una Madama votata all’attacco, in attesa dei nomi che verranno… e di quelli che potrebbero tornare, Higuain su tutti.

Benvenuto Mister Sarri

Ci vuole molto coraggio.
Ad accettare la Juventus dopo 8 anni di trionfi in Italia.
Una società diventata tra le migliori al mondo che si prefissa come obiettivo quello di conquistare anche l’Europa.
Migliorare, in questo senso, significherebbe solo Champions League.
E di questo Maurizio Sarri ne è perfettamente consapevole.
I presupposti per vincere e divertirsi ci sono tutti.
Adesso la parola passa all’unico giudice supremo: il campo!



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