Oggi non inizierà (solo) il campionato

L’estate pallonara segue un ritmo diverso da quello naturale. Finisce, più o meno, qualche giorno prima dell’inizio dei campionati. In poche parole, ci siamo. Continueranno le lunghe giornate in spiaggia, ma tutto inizierà a reincanalarsi sui soliti binari.

E, pare, quest’anno saranno percorsi da vagoni d’alta classe. Almeno stando a sentire un po’ la narrazione diffusa tra media e social.

Certo, nessuna novità: la suddetta estate pallonara è sempre ricca di giudizi affrettati e opinioni giustificate solo da pesanti insolazioni. Ecco, quest’anno non c’è stato univocamente qualche campione d’agosto (dovremmo iniziare a cambiare lessico, ormai).

Però, per non perdere l’abitudine, abbiamo tutti imparato che il calcio italiano sta rinascendo.

L’ubriacatura da Cristiano Ronaldo ci ha fatto dimenticare che, 12 anni dopo Berlino, la Francia era di nuovo in in finale del Mondiale.

E questa volta l’ha vinta pure, la coppa. Con una nazionale giovane, multietnica e potenzialmente ancora più forte di quanto lo sia già.

Intanto noi, calcio italiano che sta rinascendo, al (bel) Mondiale di Russia non c’eravamo. A dirla tutta, poi, non che ne sia sentita la mancanza.

Giusto per farci male: da quel 2006 ci siamo arresi alle corazzate Nuova Zelanda e Costa Rica.

Abbiamo portato a casa un secondo posto all’Europeo under-19.

E su questo, pare ancora, si può costruire un bel futuro. Insomma, la Francia campione ha pure le sue radici nel Mondiale under-20 del 2013, no?

C’è, purtroppo, qualche leggera differenza di fondo. Senza entrare troppo nel sistema di formazione francese, sicuramente più all’avanguardia del nostro (che, di fatto, non esiste), basta guardarsi un po’ intorno.

Tra società che falliscono praticamente un giorno sì e l’altro pure, vive un sottobosco di micro-interessi che cristallizza la situazione.

L’ondata rivoluzionaria post-Svezia non è morta, ma proprio perché non è mai nata. È rimasta nelle penne degli editorialisti e sulle bocche di qualche protagonista.

Probabilmente sarà una Serie A più bella rispetto a quella degli ultimi anni.

Sul “bella”, poi, vanno fatti un po’ di discorsi: per i tifosi della Juventus, per esempio, gli ultimi sette campionati sono stati decisamente belli. Per il resto, più probabilmente, si salva giusto l’ultimo – e non a torto.

Chiaro, un calciomercato così non abitava neanche i pensieri più fantasiosi dei tifosi accaniti. E, certo, è comprensibile che una iniezione così forte di adrenalina accenda gli animi.

Diverse squadre hanno lavorato molto bene, hanno speso abbastanza e portato nuovi talenti sulla scena.

Tuttavia, se l’eroe del risorgimento italiano è Cristiano Ronaldo, che disseminerà giusto qualche briciola alle altre, siamo completamente fuori strada.

Il suo arrivo in Italia è un bel segnale per il campionato, ne aumenta il fascino per calciatori e sponsor, ma i problemi restano.

Manca una visione e un progetto a lungo termine. E questo è un problema atavico. Nel 2006 eravamo campioni del Mondo, oggi la finalista di allora è andata in finale di un Europeo e ha vinto un Mondiale con una squadra molto giovane – e, quindi, che potrà vincere ancora e ancora.

Non abbiamo alcuna idea di valore su come iniziare a creare una nuova generazione di talenti. Ci affidiamo alle doti naturali e alla capacità di emergere in un contesto difficile e spesso torbido. Non siamo riusciti a creare un sistema trasparente e auto-sufficiente, che non costringa tanti tifosi a passare l’estate aspettando notizie dai tribunali.

Stendiamo, infine, un velo pietoso (pietosissimo) sullo stato del racconto del calcio e, di conseguenza, sul modo di viverlo dei tifosi. Come si ci poteva aspettare, neanche il Var ha aiutato a spostare la discussione sul campo. Anzi, forse anche più del solito, qualcuno s’è divertito a soffiare (e speculare) sul vento della polemica.

Leggi anche: Abbiamo un problema sul modo in cui raccontiamo il calcio.

Eppure siamo convinti che oggi, a Verona, non inizierà solamente il campionato 2018-2019.

La percezione della Serie A all’estero è sensibilmente migliorata. Nuove e vecchie nazioni guarderanno il nostro calcio: torneremo finalmente sotto la lente d’ingrandimento dei grandi palcoscenici.

Oggi inizierà la lunga strada che ci riporterà in alto. È una grandissima opportunità e una ancor più grande responsabilità.

Il volano della crescita diffusa deve essere colto al balzo per rinnovare, una volta per tutte, l’immagine del pallone in Italia. C’è l’urgenza di dire BASTA a:

  • stadi antiquati e inospitali;
  • atteggiamenti, dentro e fuori al campo, da Medioevo;
  • un sistema d’informazione e comunicazione malato, che sopravvive a suon di polemiche (serve una grossa mano dei tifosi);
  • l’immobilismo della classe dirigente, che deve darsi una svecchiata e acquisire un’ottica manageriale moderna e digitale.

Il calcio italiano rinascerà: questo Paese, nonostante tutte le sue contraddizioni, sa sempre come rialzarsi. Ma è ora di darsi una mossa: non basterà ripetercelo, come un mantra.

Cominciamo dal basso. Da oggi, alle 18, quando Cristiano Ronaldo atterrerà sul nostro malaticcio pianeta.

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