ESCLUSIVA SJ – Marino Bartoletti: “Non c’è sette senza otto…”

Marino Bartoletti è una persona che ti mette sempre di buon umore quando ti parla. C’è sempre qualcosa da imparare, quasi ti dispiace di parlare con lui “solamente” di calcio. Però tant’è, si parla volentieri anche di questo con lui, storico direttore del Guerin Sportivo, fondatore di Calcio 2000 e di programmi iconici come Quelli che il calcio. Attualmente impegnato in un vero e proprio tour de force per la presentazione del suo nuovo libro “Bar Toletti 2” (edito da Minerva Edizioni), ecco il suo punto di vista sulla stagione che partirà questo fine settimana.

Due anni fa vedeva favorite Juventus, Napoli e Roma. La scorsa stagione lo stesso. Non c’è due senza tre?

Non c’è sette senza otto… la pole position è terribilmente indicativa rispetto a quello che potrebbe essere l’esito finale. Quello che ha fatto la Juventus è stato un esempio colto in maniera virtuosa: le altre squadre non si sono arrese al fatto che i bianconeri siano la grande favorita. Spalletti ha ragione quando dice che glielo devono dire loro quando si arrendono. Vedo bene l’Inter, la Roma a modo suo. Sul Napoli se ne può parlare, di certo hanno alzato l’asticella. É un po’ la stessa situazione di quando arrivò Maradona nell’84, poi il Milan diventò il Milan di Sacchi e degli olandesi, l’Inter quello di Trapattoni e dei tedeschi… credo che il massaggio cardiaco dell’arrivo di Ronaldo in Italia è stato percepito senza fermarsi al vittimismo o all’invidia”.

Esiste la possibilità che la Juventus, puntando sulla Champions League, lasci qualcosa alle altre squadre in campionato?

Non credo sia nell’indole della Juventus lasciare qualcosa agli altri, cercherà di vincere tutto. Forse, per gestire meglio le forze, potrebbero avere come obiettivo primario la Champions, quindi potrebbero inserirsi anche altre squadre, che comunque affrontano la Champions benché con ambizioni minori. Penso sia un campionato da scoprire, mi piace pensare che il livello sarà al rialzo, e non al ribasso“.

Quanto l’arrivo di Ronaldo può aver migliorato il calcio in Italia? Da una parte il maggiore interesse per la Serie A, dall’altro viviamo i soliti problemi della crisi che vivono le squadre minori, come ad esempio Bari, Cesena…

“Di certo non è colpa della Juventus se fanno le cose per bene, sta agli altri cercare di essere contagiati da questa buona gestione societaria. Ovvio che non tutti possono investire 350 milioni, ma è provato che quest’investimento rientrerà, in maniera estremamente virtuosa, a pioggia su tutto il calcio italiano. Ci sono società in Italia che dovrebbero emanciparsi da certi provincialismi, guardare agli esempi veri da squadre che sanno fare quello che il calcio italiano ha sempre saputo fare. Chi ragiona con obiettività, chi tramuta i successi altrui in ambizioni proprie, non può che essere contento di quello che è accaduto, poi sta a loro attrezzarsi per battere la concorrenza”.

Questo contagio vale anche per la Nazionale?

“Si perché il calcio è fatto di esempi da seguire, è successo per tanti campioni, italiani e stranieri: quando c’era Sivori tutti i bambini volevano giocare coi calzettoni abbassati, e da quella generazione venne fuori qualcosa di molto importante. Vedendo giocare i più grandi è chiaro che c’è più attrazione verso il calcio e più desiderio di emulazione da parte dei più giovani. Tutto va preso per la parte buona che può dare”.

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