Evra, incubo finali europee. Ma è dalle sconfitte che nascono le vittorie più belle

Quanto è amara la sconfitta, quando si è tanto vicini al traguardo finale da poter pregustare il sapore della vittoria? Da poterne avvertire addirittura il profumo? Tanto, davvero tanto. Lo sa bene Patrice Evra, è una sensazione che, suo malgrado, più volte ha dovuto patire in carriera. Ma si sa, nello sport, come nella vita, le delusioni forgiano e fortificano. Il campione che tutti noi conosciamo e ammiriamo per l’innato talento e la sua immensa professionalità, probabilmente non sarebbe lo stesso se, nel corso della sua gloriosa avventura da calciatore, non fosse incappato in qualche delusione di troppo. D’altronde, i campioni e i grandi uomini in generale, si contraddistinguono per il fatto di saper trasformare il dolore e le avversità, in energia positiva e in stimoli per affrontare nuove sfide. In loro la sete di vittoria non sarà mai eclissata dalla paura della sconfitta.

Quella di Evra è la storia di un tenace sognatore. Di chi, in pochi anni, è passato dal Marsala, terza divisione italiana, alle grandi sfide europee. E’ la storia di un vincente, di chi ce l’ha fatta. E’ la storia di chi, da solo, facendo leva unicamente sulle proprie capacità, sul proprio talento e su una grande forza d’animo, è riuscito a perseguire i propri obiettivi. Etichettarlo come “perdente”, anche solo pensarlo, sarebbe irrispettoso nei confronti di un grande calciatore, di un professionista esemplare. 1 Coppa di Lega francese (2003), 5 campionati inglesi (2007, 2008, 2009, 2011 e 2013), 3 Coppe di Lega inglesi (2006, 2009 e 2010), 5 Supercoppe inglesi (2007, 2008, 2010, 2011 e 2013), 2 campionati italiani (2015 e 2016), 2 Coppe Italia (2015 e 2016), 1 Supercoppa italiana (2015), 1 Champions League (2008) e 1 Mondiale per club (2008), non si vincono per caso, si tratta di un palmarès eccellente, che in pochi possono vantare. Eppure, Patrice avrebbe potuto e, sicuramente, voluto ottenere molto di più. I campioni sono così, mai domi, mai sazi. Il francese ha visto sfumare davanti ai propri occhi ben quattro Champions League e, frustrazione ancor più cocente, l’Europeo appena conclusosi e disputatosi proprio in terra francese. Bestia nera del terzino, in Europa, manco a dirlo, i blaugrana del Barcellona. Contro i catalani due finali di Champions perse con la maglia del Manchester United (2009 e 2011) e una persa con la casacca bianconera, nella nefasta notte di Berlino, il 6 giugno 2015. Probabilmente è la penisola Iberica, nella sua totalità, a non portare particolarmente fortuna al francese. Una finale di Champions persa anche contro il Porto di Mourinho nel lontano 2004 e la recentissima, quanto beffarda, sconfitta contro il Portogallo, orfano per gran parte del match del leader Cristiano Ronaldo, nella finale europea allo Stade de France di Saint-Denis. Un incubo. Se non una maledizione, poco ci manca. Ma Evra ha saputo sempre reagire e, siamo sicuri, lo farà anche questa volta.

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Patrice è pronto, nonostante l’ennesima “batosta” europea, a prendersi quello che gli spetta, quello che il fato troppe volte gli ha negato. Il terzino proverà a trasformare la delusione, l’amarezza e lo sconforto, in energia positiva. Le motivazioni sono altissime. La grinta, il cuore e la corsa che lo contraddistinguono sono le stesse di sempre. L’obiettivo è quello di arrivare fino in fondo, ancora una volta, ma, si spera, con esito diverso. Evra vuole vincere, la Juventus anche. La nuova stagione è alle porte, sognare non costa nulla. La gioia della vittoria, quella sensazione che ti riempie, avvolgente e portante allo stesso momento. Come dire, una sensazione che ti sazia e che magari riuscirà ad appagare anche l’insaziabile Patrice Evra. Però, non diciamo nulla. Come ci insegna Ernest Hemingway: a dirle ad alta voce, le cose belle poi non succedono.

Luca Piedepalumbo

 

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