Caro Pecoraro, non ne avevamo proprio bisogno

Un’ulteriore uscita a vuoto che rappresenta, ancora una volta, uno scivolone non solo per il singolo, ma per tutto un movimento in declino sin dai capelli. Sì, perché ancora una volta, il Procuratore Federale Giuseppe Pecoraro fa una figura che una persona che ricopre la sua carica non dovrebbe mai fare. E non significherebbe molto, se non fosse che è l’ennesima in questi mesi: dopo la batosta subita nel processo contro Andrea Agnelli, in cui lui e la FIGC hanno perso su tutta la linea, ne arriva un’altra, forse ancora più grave.

IL RIEPILOGO

Innanzitutto, è giusto chiarire e riepilogare le vicende che hanno visto coinvolto Pecoraro negli ultimi mesi nel processo contro Andrea Agnelli. L’attuale Procuratore Federale della FIGC, infatti, ha iniziato un’operazione contro la Juventus, rea, nel suo pensiero, di aver favorito alcuni gruppi mafiosi nel bagarinaggio di biglietti allo Juventus Stadium. Il presidente della Juventus veniva accusato di elargire a questi personaggi dei biglietti conoscendo le loro attività illecite e, soprattutto, i loro precedenti penali. A prova di tutto questo, Pecoraro aveva portato un’intercettazione telefonica, rivelatasi poi una sua interpretazione, quindi smentendosi da solo di fronte alla Commissione Antimafia, che lo aveva interpellato per saperne di più.

In tutto questo, ovviamente il tribunale penale aveva scagionato Andrea Agnelli, ritenendolo addirittura parte lesa. Il risultato è stato un autentico disastro giuridico per la FIGC: in un primo momento, il presidente della Juventus era stato inibito per un anno, ma la Corte D’Appello ha ribaltato la decisione, dando ragione al numero uno della società di Corso Galileo Ferraris e comminando semplicemente una multa alla Juventus.

RICHIESTA DI SQUALIFICA A BENATIA

Torniamo ai giorni nostri. Il Procuratore Federale avrebbe chiesto, secondo quanto riporta il comunicato del Giudice Sportivo, la squalifica a Medhi Benatia per il presunto fallo su Pavoletti in Cagliari-Juventus. Premesso che l’azione non era minimamente una condotta violenta, e quindi non condannabile con il cartellino rosso, sembra evidente il fatto che Pecoraro vada contro lo stesso regolamento riguardante la prova TV. Per squalificare un calciatore, infatti, bisognerebbe che l’arbitro non si fosse accorto dell’intervento e, di conseguenza, non avesse già agito durante la partita. È evidente sia dalla mimica che dalla dinamica del gioco, però, che Calvarese ha semplicemente applicato la regola del vantaggio, giudicando sì falloso ma non da espulsione – non ce ne sarebbe stato motivo – l’intervento del difensore marocchino. A difesa dell’ordine è arrivato proprio il Giudice Sportivo, che, ovviamente, ha ritenuto inammissibile la richiesta di squalifica, come riportato nell’immagine sottostante

Il comunicato del Giudice Sportivo sull’episodio in quesitone

 

NON NE AVEVAMO BISOGNO

Caro Procuratore Federale, non ne avevamo bisogno. Il calcio italiano non ha bisogno di tutto questo. In un contesto come quello del Bel Paese, con una Nazionale fuori dal Mondiale e un divario con le grandi società europee che continua a crescere, ci sarebbe bisogno di serietà e rigore da parte degli organi competenti. Soprattutto da parte dei vertici. Negli ultimi mesi, Pecoraro si è scagliato contro la Juventus subendo soltanto sconfitte, minando non solo la credibilità dell’individuo, ma anche quella di tutta la FIGC e del movimento in toto. “Quis custodiet ipsos custodies?” – direbbe Giovenale. Ma soprattutto, una domanda agli organi di  una federazione che dovrebbe modificare il suo asset da capo a piede: non è arrivata l’ora di cambiare procuratore? Ai posteri l’ardua sentenza. 

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