Il 2018 bianconero: certezze e sfide per il nuovo anno

Tutto sommato ci lasciamo dietro un anno positivo, che ha portato con sé incertezze e paure, ma anche solidità e riconferme. La Juventus ha definitivamente capito di poter basare il proprio lavoro su alcuni punti intoccabili. Resta, sì, l’amara delusione di una Champions League persa nel peggiore dei modi, cosa che ha alimentato le critiche nei confronti di un calcio italiano sempre più succube delle superpotenze europee, ma è forte, al contempo, la consapevolezza di essere in grado di potersi superare e migliorare sempre, per raggiungere finalmente il maledetto traguardo.

2017 TRA LUCI ED OMBRE

In fondo il 2017, per come era iniziato, non aveva suggerito ottime speranze. A gennaio la squadra non era provvista ancora di un gioco convincente, mentre quegli acquisti che erano stati portati avanti con fierezza si stavano dimostrando inutili. Da Pjanic a Benatia, fino ad arrivare a Dani Alves e Pjaca. Poi la svolta: il 4-2-3-1. Se non è stata un’invenzione da maestro questa di Mister Allegri. Buttare nella mischia tutti gli attaccanti poteva essere un rischio.

Poteva portare ad uno sbilanciamento eccessivo degli equilibri di squadra, e invece ha dato soddisfazioni, tante. I ragazzi si sono ritrovati in quel modulo, in grado di esaltare le migliori qualità di ogni singolo interprete. E così Campionato e Coppa Italia sono scesi giù come acqua fresca. A rimanere strozzato in gola è stato il boccone più dolce. Stanchezza fisica? Psicologica? L’atto conclusivo è stato un fiasco totale, una delusione inaspettata che ha calato iniziali tenebre sul calcio italiano, che è sprofondato definitivamente nel baratro dopo la mancata qualificazione della Nazionale al Mondiale. Che poi oltre alla delusione meramente sportiva ci sono stati i terribili fatti di Torino, di Piazza San Carlo, che rappresentano le tenebre assolute per i tifosi della Juventus. Capitolo che così come si è aperto andrebbe chiuso, nonostante per le amministrazioni comunali viga ancora l’obbligo di guardare a quell’episodio per fare in modo che non possa riproporsi nulla di simile, in nessun luogo.

IN DIREZIONE OBBLIGATA: VITTORIA

La campagna estiva si è mossa in una direzione, obbligata: formare una squadra per vincere anche in Europa. Trovare sostituti adatti per quel modulo, per non ridurre all’osso le energie di ognuno nel momento dell’exploit finale. Douglas Costa, Bernardeschi, Matuidi, De Sciglio (e tutte le contestazioni del caso). Qualcosa però si è rotto. La Juventus ha iniziato ad incepparsi, a non funzionare bene. Mentre le altre hanno ripreso il campionato correndo, la squadra di Allegri si è presentata allo start in pantofole.

Se il 4-2-3-1 aveva scosso appena qualche mese prima la situazione tattica, ad ottobre quel modulo mostrava già segni di cedimento. E di nuovo la svolta. Perché quando in panchina non c’è un allenatore come gli altri prima o poi devi aspettarti qualcosa di importante, una scossa. Via il 4-2-3-1, dentro il 4-3-3. La Juventus ha ripreso a macinare vittorie e, dopo un inizio titubante in cui veniva data per finita, adesso è la papabile vincitrice del campionato.

 

2018, COSA CI RACCONTERAI?

Perché poi il titolo fittizio di Campione d’inverno è bene che venga conquistato da chi ha necessità di riempirsi l’ego di questi riconoscimenti. Ciò che cambia le carte in tavola è la duttilità, l’intelligenza, la conoscenza e l’esperienza di chi siede lì in panchina. Di chi riesce a relegare tra i sostituti il miglior giocatore del campionato per fargli capire che il posto da titolare, nella Juventus, non si mantiene con le scorte di elogi accumulate negli anni. Di chi riesce a trasformare il bomber stanco e demotivato (con qualche chilo di troppo) in un concentrato di carattere e violenza atletica (con qualche chilo in meno).

Insomma, cosa ci racconterà il 2018 è impossibile ipotizzarlo. Magari davvero questo potrà essere l’anno in cui il dominio italiano della Juventus verrà spezzato, e forse è anche giusto così. La concorrenza, nonostante tutto, è di altissimo livello, e puntare maggiormente l’occhio verso la Champions non dovrebbe essere considerato neanche troppo blasfemo. I Bianconeri, però, a queste sfide si approcceranno con delle certezze di base, imprescindibili per valutazioni che vanno oltre i semplici piccoli successi: una rosa di altissima qualità e un allenatore consapevole, vincente, preparato, e in grado di avere il pieno controllo su un gruppo in cui, come è normale e giusto che sia, non sempre gira tutto come dovrebbe. Buon anno e buon calcio!

 

Vincenzo Marotta

 

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