La settimana della verità. E quella di Max Allegri…

La solitudine di Max ha un filo poetico e un altro logico. Poetico perché, nel suo scorrere, il match ha percorso i passi di cui aveva fatto possesso la sua mente; logico perché nonostante i suoi difetti d’esistenza, la sua creatura ha rigato dritto, quasi secondo linee tracciate dal lavoro in settimana. Una squadra che è compatta, sì. Che è coesa, sì. Che è pure impermeabile e in grado di abbindolare in un gioco di frastuoni il miglior attaccante del campionato. Ma ch’è prevedibile, pure. E senza Dybala, è un panorama senza tramonto.

LE SETTIMANE IN 7 GIORNI

Eppure la settimana s’è fatta clamorosamente bella, pimpante. Come l’aria frizzante di una Torino che s’era svegliata con un sole spaziale, e che di sera aveva voglia d’illuminarsi di bianco e di nero. Tant’è: s’accontenta. Perché di accontentarsi si tratta quando due feriti non fanno vittime, guardandosi con rispetto reciproco senza aver bisogno di leccarsi le ferite.

Sia chiaro: Napoli non è un caso isolato. Tutto quello che ha vissuto nella partita del San Paolo, Allegri se l’è ritrovato in campo questa sera. È mancato il guizzo, probabilmente Dybala, forse Douglas. Di sicuro, non è mancata la Juventus così come la intendeva il tecnico: quadrata e chiusa, e tornata forte laddove sembrava essersi persa.

HA RAGIONE LUI, COMUNQUE

Ma il tardivo inserimento della Joya non deve distrarre: ha comunque ragione Allegri, ce l’ha ogni volta che le situazioni sembrano sovrastare la squadra e puntualmente non lo fanno. Ha ragione quando rinfoltisce il centrocampo perché non bastano i numeri di maglia per fare una mediana, ha ragione quando tiene fuori Alex Sandro se a sostituirlo c’è questo Asamoah. Ha ragione a chiudersi a Napoli, a tentare l’incoscienza in una notte da dentro e fuori come lo è stata Atene. E sì, ha ragione pure nel rinunciare a Dybala. Senza voler dare alcun segnale, solo per il bene della squadra. Solo perché si vien fuori di equilibrio in certe notti.

Il principio secondo cui Allegri non si possa discutere è una mera fantasia: talvolta ha sbagliato, spesso ha azzannato la sorte scegliendo la strada giusta. Di tanto in tanto, l’ha fatto anche al buio, quando tutto sembrava andargli contro e l’oscurità s’era impadronita anche dei lampi dei migliori. Tre partite – queste tre partite – si gestiscono con parsimonia, coerenza e fiducia nei propri mezzi. Allegri non ha avuto solo queste tre doti, ne ha aggiunta una quarta: il buon senso. Che tradotto vien più o meno così: mentre il mondo grida, lui bisbiglia predicando calma. C’è tempo e ce ne vuole. C’è voglia e ce ne vorrà. C’è fame e si sta alimentando. Del resto, è così divertente.

 

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