Il peso di Cardiff (e delle gambe) su Paulo Dybala

Lo senti, il vuoto sotto i piedi di certe notti. Ti circonda, ti assale quando sei in silenzio. È quello che sembra accadere a Paulo Dybala, in Champions League. Come se l’umida Cardiff gli fosse rimasta attaccata addosso.

Il peso di Cardiff

Le geometrie si confondono nella densità di una confusa ossessione. Senza girarci troppo intorno. Un pensiero fisso, che corrode le certezze e fa tremare le gambe, è un’ossessione. Lo è perché ha un peso specifico, una presenza quasi corporea.

I tiri sbiaditi e le triangolazioni annacquate sono effetto di quella visione compressa dal fantasma gallese.

Lo stesso che tormenta i pensieri fino al punto da disperderli in errori banali, da bambini. Quello a fine primo tempo è una sintesi precisa di tutto quello che non ha funzionato.

Intervento dubbio (?) su Mandzukic, al limite dell’area. Dybala guarda fisso l’arbitro, protesta. Il gioco, naturalmente, continua. La palla scivola al suo fianco. Il duplice fischio evita una ripartenza da censurare. Roba da scuola calcio, Paulo.

Sai che c’è…

Poi, sì, c’è pure (tanto) altro.

C’è che l’inizio a razzo aveva illuso di chissà cosa. Chi parlava di Messi sbagliava come chi vorrebbe far passare un buon poeta per un vate. Leo è ultraterreno, Paulo può aspirare a primeggiare sugli umani.

C’è che un periodo di flessione, allora, era quanto più di naturale possibile. Anche perché continuare a quelle medie, francamente, sarebbe stato innaturale. Lo dicevamo mentre illuminava gli occhi, lo diciamo tanto più adesso.

C’è pure, infine, che fisicamente qualcosina scricchiola. E, allora, sì, può pure capitare che le gambe non rispondano agli impulsi nervosi. Che poi, comunque, restano annebbiati in serate europee.

E passa, e passerà

Passerà. Perché a una bassa marea non può che seguire una piena. Perché lo garantiscono doti tecniche, in ogni caso, fuori dal comune.

E un carattere, a volte spigoloso e ruvido, ma comunque abbastanza forte da sostenerlo in momenti così.

Servirà pazienza. E voglia di riprendersi il palcoscenico. Lui che è nato per essere al centro delle luci dei riflettori. Lui che, in effetti, al centro del (poco?) gioco bianconero lo è. E già solo per questo dovrebbe darsi una scossa.

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