L’eredità di Biscardi che non verrà mai raccolta

Quando ero piccolo (odio ammetterlo ma stiamo parlando di una ventina di anni fa) vedevo Biscardi solo su “Mai dire gol”, insieme a Maurizio Mosca. Non mi passava per la testa l’idea di seguire una puntata intera del Processo: troppi urli, troppa provincialità, lagne a vuoto. Non mi sono mai piaciuti i programmi in cui c’è da urlare per far valere la propria voce: alla fine dei conti non si capisce di cosa si sta parlando, quale deriva prende la discussione e chi, alla fine, ha ragione. Ma soprattutto non si raggiunge una conclusione: alla fine della diatriba il problema che ha richiesto un simile sforzo alle corde vocali, rimane. Negli anni ’90 “Il Processo di Biscardi” veniva visto come un archetipo di programma trash, in cui si sparava a zero sugli affari calcistici. Salvo poi ricredersi quando da quella trasmissione nasceva una verità, in cui i tifosi da bar si zittivano o si animavano a seconda della loro opinione.

Nonostante il nome “Processo”, nessun giudizio è stato deliberato. Tutto rimaneva in sospeso: questo perché il calcio è in continuo movimento, il fenomeno può diventare un paracarro in un paio di giorni, l’allenatore da genio passa a demente di turno. Ricordo un paio di episodi in cui il Processo visse giornate di grazia, in cui persino i migliori benpensanti con la puzza sotto il naso si sono messi a seguirlo: la morte di Ayrton Senna nel ’94 e l’eliminazione dai mondiali del 2002. Andiamo con ordine.

La Formula Uno non è il calcio. L’italiano medio tifa Ferrari, in quegli anni però era davvero impossibile non avere una simpatia per Senna, da tutti etichettato come il migliore di sempre. Ma metti un weekend in cui accadono in sequenza: 1) schianto pauroso di Barrichello nelle prove libere del venerdì con macchina che decolla e frana sulla barriera di gomme a pochi metri dal tracciato. Perdita di conoscenza e (visto il volo) solo qualche ammaccatura. Rubens salterà il gp. 2) Ratzemberger sbatte su un muro durante la qualifica del sabato. Morto in diretta, ma in pochi lo ricordano, visto quello che accadrà il giorno dopo. 3) La gara della domenica prende il via ugualmente e lo fa con un incidente tra due macchine che fa volare gomme e pezzi di auto anche tra il pubblico. Safety car e tutto a posto. 4) Senna va a dritto e distrugge la macchina. Non si muove. Il trasporto in elicottero non servirà a niente. Morirà verso le 18. 5) Durante un pit-stop una macchina perde una ruota ed investe alcuni meccanici. Lesioni di poco conto.

Non si può rimanere senza emozioni d’innanzi a tutto ciò. Al Processo musi lunghi, esperti di gare automobilistiche, fax del Presidente della Repubblica, interviste, servizi e sondaggi la fanno da padrona. Tutto nel ricordo di un uomo amato da tutti. Ma anche in nome dell’audience. L’altro episodio fu quello legato all’eliminazione contro la Corea del Sud: Maurizio Costanzo e Aldo Biscardi fusero le loro trasmissioni dando vita a quanto di più circense si possa vedere in tv. L’era lontana dei social non permetteva a chiunque di far sapere la propria opinione o vomitare il proprio odio. Quel giorno l’odio comune dell’italiano venne riversato sull’arbitro Byron Moreno, la grande capacità del Processo raccolse quell’odio e lo portò dalla sua parte, mettendo in onda una trasmissione epocale.

Se in quei tempi le trasmissioni urlanti venivano denigrate dai grandi canali, oggi hanno preso possesso di ogni televisione: nei talk show spesso gli ospiti si accavallano nelle loro digressioni e pretendono di essere presi sul serio. Almeno in Italia il primo è stato lui, Aldo Biscardi, a portare questo avvento. Ma se il Processo non pretendeva di essere preso alla lettera ma “alla leggera”, gli altri talk sono oggetto di propaganda in cui l’importante è apparire, anche se non si viene presi sul serio.

Con Biscardi muore una piccola parte di televisione buona, in cui quel trash non aveva lo scopo di denigrare e umiliare (come accade adesso con i programmi di cucina o con i personaggi vittime di cyber bullismo) ma semplicemente di regalare un sorriso a chi, tornato a casa la sera, voleva pensare ad altro. Come per tante altre persone, nessuno prenderà mai il suo posto. Sarebbe solo un tentativo pallido di imitazione. In fondo il calcio è una delle cose meno importanti che esistano, ma chi lo segue non se ne rende conto. E non lo farà mai.

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