Con i se e con i ma, non sarebbe cambiato niente

Davanti a prestazioni del genere, c’è poco da fare: inutile elencare gli assenti, inutile parlare di rosa corta, inutile ricordare il luogo e la squadra contro cui è stata disputata la partita. La prima della Juventus è una nota stonata, un valzer senza ballerini, una paella senza riso. Quella scesa in campo era una delle poche formazioni a cui Allegri poteva pensare. La grafica della Champions League dava il solito 4-2-3-1 con Bentancur esterno sinistro, si capisce subito come andranno le cose. Si comincia con il 4-3-3, si difende con il 4-4-2, si sussulta quando la palla di De Sciglio sfiora il palo dopo pochi minuti. Cosa sarebbe successo se quel tiro avesse trovato il perfetto incrocio dei pali? De Sciglio da disastro ad eroe in un alito di vento catalano. La storia dell’assurdo oggi non si scrive: tutto scorre nella normalità. La Juve comincia con diligenza, tiene bene il campo e, con qualche strappo, qualcuno prova a pensare che l’impresa è possibile.

MA QUANDO?

Il primo gol spegne tutto. Inutile parlare di cambi, tattica e giocatori: quando si spegne l’interruttore, si spegne tutto. La Juventus del secondo tempo è uno sparring partner del Barcellona. Messi passeggia e con poca fatica si dimostra ancora una volta il fenomeno che da anni viene conclamato. Sturaro prova ad imitare quello che fece Blasi nel 2004, quando all’esordio in Champions Capello lo mise terzino destro in quel dell’Amsterdam ArenA. Il soldato di fiducia di Allegri prova a combinare qualcosa, ma Sturaro non è Superman. Toglie la palla dalla riga sul secondo gol, peccato che diventi un assist per Rakitic. Ancora una volta, prima del match, si parla di Higuain che si sblocca con le grandi, ancora una volta c’è da posticipare il tutto. Stasera non ce n’è: nessun modulo avrebbe fermato il Barcellona. L’ingresso di Caligara sul finale è la sentenza finale su quanto visto questa sera: sarebbe stato tutto inutile. La Juventus è ultima nel girone, c’è molto tempo per ristabilirsi.

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