Rivogliamo l’ItalJuve!

In attesa che il campionato riparta, con l’anticipo di sabato alle 18.00 contro il Chievo Verona all’Allianz Stadium, vale la pena fare qualche considerazione su questa prima pausa per la Nazionale che ha visto gli Azzurri impegnati in un doppio confronto valido per le qualificazioni ai Mondiali di Russia della prossima estate.

Niente ItalJuve

Per la prima volta dopo tanto tempo il numero di convocati dal ct Ventura appartenenti alla rosa di Allegri è stato piuttosto esiguo, e quelli impiegati ancora meno.

Vuoi per la diminuzione di giocatori italiani nella rosa bianconera (sono stati convocati tutti i convocabili ad eccezione di De Sciglio), vuoi per la situazione contingente in termini di infortuni: con Marchisio fermo ai box già da qualche tempo e Chiellini infortunatosi (pare lievemente per fortuna) già durante il ritiro della nazionale, solamente 4 sono risultati effettivamete arruolabili per le due partite di cui 3 sono scesi in campo, 2 da titolari.

Buffon e Barzagli portavano il bianconero negli 11, Bernardeschi è entrato pochi minuti in entrambe le gare, Rugani ha sempre scaldato la panchina anche ieri contro Israele con Bonucci squalificato.

Il furore dov’è?

Detto che la partita con la Spagna è stata giocata male, malissimo, da un po’ tutti gli interpreti, e che sicuramente il modulo non ha aiutato, dalla partita di ieri ci si aspettava molto di più.

I detrattori diranno che la Juve contro il Real Madrid ha giocato una partita altrettanto “difficile”, ma ci sentiamo di fare un paragone forse scomodo. Juve – Real poteva in effetti somigliare a questo Spagna-Italia. L’ossatura dei Blancos è di fatto quella della Roja con alcune punte di diamante quali Ramos, Isco e Morata (ora al Chelsea, ma madrileno il 3 giugno), in cui sono incastonati pezzi di pregio assoluto quali Ronaldo, Kroos e Modric, che nella nazionale possono essere Iniesta e Pique. A

l momento è difficilissimo per chiunque giocare contro il club e la nazionale iberica, chiedere a Manchester United e Barcellona da una parte, Lichtenstein dall’altra (per carità, non la Germania, ma 8 gol fuori casa non si segnano se non sei una super potenza).

Quello che è mancato completamente ieri, all’Italia che affrontava una formazione non di primissima fascia, diciamo così, è stata la reazione. Per tutto il primo tempo, e per buona parte della fase centrale secondo, non si è vista la voglia di vincere, di lottare, di voler rimediare in qualche modo alla figura miserrima di sabato sera.

I vantaggi del “blocco”

Una lezione che la Juve negli ultimi anni ha sempre mandato a memoria, e dopo capitomboli più o meno sonori sono sempre seguite prestazioni di rabbia, di orgoglio, di voglia di dimostrare che la squadra sapeva ancora giocare bene e vincere. Questo, ieri sera, non si è visto nemmeno lontanamente.

Il blocco Juve, che a tanti è inviso, in realtà è sempre stato il vero motore della nostra Nazionale. Lo è stato nell’ultima vittoria Mondiale del 2006, lo è stato nella campagna Europea del 2012 che ci ha portati in finale (persa ancora ahinoi contro la Spagna) e lo è stato almeno nella ossatura anche nell’Europeo dello scorso anno dove battemmo sì la Spagna ma uscimmo poi contro una Germania fortissima.

È innegabile che uno zoccolo duro di giocatori della stessa squadra abbiano più affiatamento, meglio se arrivano da un gruppo vincente – e la Juve storicamente lo è e poi diciamoci la verità, ci si esalta molto di più se giocano e magari segnano i bianconeri.

Al punto che questa Nazionale che ne conta così pochi viene poco sentita dal pubblico della Signora. E venendo meno le prestazioni, rischia di essere abbandonata anche dagli altri. Perché ci sia ItalJuve dobbiamo ritornare a sfornare talenti italiani. Buffon, Barzagli e Chiellini dureranno ancora qualche stagione. Marchisio e Rugani faranno da trait d’union. Bernardeschi è presente e futuro allo stesso tempo. In attesa, chissà, di ripresentare anche De Sciglio e i nuovi futuribili Caldara, Spinazzola, Mandragora, Orsolini.

Ci vorrà qualche mese, ma rivogliamo l’ItalJuve.

Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)

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