Spagna-Italia, i perché della bruciante sconfitta: centrocampo semplicemente surclassato

La differenza, come la virtù, è stata nel mezzo. “Mezzo” di cui le Furie Rosse si vantano – giustamente – da quasi un decennio e mezzo che, in confronto al nostro, è stato semplicemente devastante. Il centrocampo spagnolo, nella serata del Bernabeu, ha regalato due ore da incubo a quello azzurro, inferiore sia numericamente che qualitativamente parlando.

TROPPI PALLEGGIATORI

Lo schieramento iberico ha fatto, per un attimo, tornare alla mente gli anni di Aragones e Del Bosque, quelli del falso nueve costantemente preferito alla punta di peso e non sulla base del nulla, anzi. Più palleggio, più controllo della palla, più movimenti imprevedibili. E la Spagna si divertiva, proprio come ieri sera. David Silva ha fatto il Fabregas, Asensio ed Isco hanno incantato sulla trequarti, partendo larghi ma accentrandosi per fare densità nei pressi dell’area di rigore. E soprattutto lì l’Italia ha perso la partita: 5 palleggiatori (le tre punte più Koke ed Iniesta) sono stati assolutamente deleteri, vista la flebile controparte, rappresentata dai soli De Rossi e Verratti (in serata no).

COL SENNO DI POI…

Il 4-2-4 di Ventura è stato più coraggio o più presunzione? Col senno di poi, è senz’altro facile dire che un centrocampista in più (Pellegrini? Parolo?) avrebbe fatto comodo, soprattutto in fase di interdizione. La sofferenza, però, è stata clamorosa: ampie praterie per l’impeccabile possesso spagnolo e mediana a due incapace di rincorrere tutti gli avversari perennemente diretti verso Buffon.

Marco Verratti ha dimostrato i suoi limiti quando è costretto a coprire su un avversario con la palla tra i piedi, venendo costantemente sbeffeggiato dai numeri di Isco Alarcon, vero mattatore dell’incontro.

La serataccia spagnola deve necessariamente servire da lezione agli azzurri di Ventura, chiamati già martedì a dare un segnale. Anche se, per il tanto agognato primo posto, sembra davvero essere troppo tardi.

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