Voglio, esigo, pretendo, il mercato dei “non” addetti ai lavori

“E’ un mondo difficile” caro il mio Carotone. Non si è a conoscenza se in qualche punto di passaggio obbligato della sede di corso Galileo Ferraris, affinchè tutti lo leggano o se, appena in tempo, già incorniciata all’entata della Continassa, ma sicuramente il tormentone dell’artista ispanico, campeggia negli uffici juventini.

E pensare che la Juventus non è una società costretta a barcamenarsi in campo, per censo, tradizione, blasone. Abituata ad occupare posti ben in vista nel gotha mondiale, ha il suo bel da fare però quando dal campo emigra. Iniziano i problemi, le ambasce create soprattutto dai propri tifosi, dal palato fine, dalle pretese inimmaginabili, dall’autolesionismo tale da disconoscere pure le vittorie o farne graduatorie del tutto opinabili. E così, non festeggiarle.

Che si trattasse di un’estate sofferta era chiaro dalla notte di Cardiff. La delusione è esondata, come se fuoriuscisse da un invaso violentato da una frana. Il domani si connotava alla stregua di un mercato sontuoso, degno di una società che rilancia la sfida a se stessa ed al destino.

Che il mercato fosse difficile, era da mettere in preventivo: Marotta lo aveva detto proprio all’indomani della finale di Champions League, ma ognuno presta attenzione a ciò che più gli fa comodo. Talmente difficile da doverlo creare passo dopo passo, avendo ben presente che si sarebbe trattato di rafforzare ciò che forte era già. E chi ci aveva fatto caso? Le torme assetate di nomi roboanti, con cui alimentare i “sogni di mezza estate” sono partite in seduta stante suonando sui tam tam l’unico refrain che conoscono: “voglio, esigo, pretendo”.

Idee poche, autonomia di giudizio ridotta pressochè a zero, rifornendosi all’unico distributore in zona, cioè l’edicola di sottocasa, dove acquistare la testata preferita che riporta i nomi, non si sa quanto veri, su cui concentrarsi. Se poi ci sono remore tattiche o tecniche, che importa? “Io voglio, esigo, pretendo”

Potevano sapere i dirigenti bianconeri che, Dani Alves avrebbe dato di matto? Che Schick, preso sottottraccia, avrebbe manifestato un’aritmia cardiaca sovratraccia? Che un tiratore scelto di maglie in curva sud avrebbe fatto i capricci per andare a giocare l’Europa League, lui abituato a ben altro?

E’ proprio “un mondo difficile”. Anzi, che si complica sempre più, di giorno in giorno, di post in post, di testata di dilettanti in testata di ancor più dilettanti. Eppure, al netto del Milan che è in sintonia col “cumpri istess” di Iannacciana memoria, salvo poi chiedersi se i neomilanisti avrebbero spazio in bianconero e dell’Inter che va alla caccia di mediocri Borja Valero, la società che più si muove appare proprio la Juve. “Voglio, esigo, pretendo” non ci sente proprio, lui vuole la luna. Mi correggo ‘The moon’ che se il giocatore non è straniero, è scarso da sottinteso.

“E’ un mondo difficile”, caro il mio Carotone, vallo a dire a Marotta, sussurralo a Paratici. A che serve acquistare Douglas Costa, Bernardeschi, Szczesny, Matuidi (di De Sciglio non parlo, sennò rischio il linciaggio) e non è ancora finita? A che serve acquistare avendo ben presente il bilancio e nel contempo le esigenze tattiche della squadra? “Voglio, esigo, pretendo” ancora non manifesta secrezioni eupeptiche (boh!), come la retorica da bicerìn oserebbe affermare.

Ben venga il rendez – vous in Val Chisone, retaggio di tempi in cui molti meno pigiavano sulle tastiere e molti di più avevano un sano concetto dell’amore per la maglia. Si dovrebbe obbligare “voglio, esigo, pretendo” ad un bagno di juventinità autentica, senza tanti orpelli da social. Chi lo sa che possa diventare “muto, mi fido, forza Juve”.

E’ già un mondo difficile, ci manca altro che ad incasinarlo ulteriormente siano coloro che lo dovrebbero rendere più accettabile. Eppure, un brivido ha prodotto una diffusa pelle d’oca lungo la pelle. Che sia il sospetto di essere degli illusi?

Immagini tratte da youtube.com e datasport.com

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