Imbattibili fino a maggio, disastrosi in estate: la Juve non sa come diventare eroica

Nel film d’animazione della Disney “Hercules” veniva cantata una canzone, dopo la prima impresa del protagonista, in cui si ricorda come “ieri era zero, zero, zero, oggi è il più grande che ci sia”. Aveva le doti di un Dio, ma gli serviva qualcuno che credesse in lui. Solo dopo aver trovato Filottete con i suoi insegnamenti è potuto diventare un eroe. La Juventus da zero ci è partita parecchi anni fa, quando il disastro Calciopoli e le deliranti annate post Ranieri avevano fatto tracollare la società, portandola ad un doppio settimo posto che sapeva di zimbello del campionato.

La prima impresa è arrivata nel 2012, col primo scudetto di Conte, il primo dopo anni di sofferenze. Da lì in poi la strada in Italia è stata tutta in discesa, nessuna vera rivale ha mai osato mettersi in mezzo tra la Juve e il suo obiettivo. Una macchina schiacciasassi che tutto conquistava, come un Re Mida che tramuta ogni oggetto in oro. Anche Hercules conquistava ogni cosa, ma non era ancora degno di sedersi al tavolo con gli Dei del monte Olimpo. Non poteva far altro che combattere i soliti mostri per dimostrare il contrario, ma non bastava, serviva qualcosa in più.

La Juventus ci ha provato due volte: la prima fu una finale in quel di Berlino, città che, associata al nome “finale”, fa venire in mente tutt’altri ricordi, a tinte azzurre. Non c’era niente da fare contro uno dei Barcellona più imbattibili, eppure… l’impresa quando Morata pareggiò i conti sembrava possibile. La sconfitta tanto pronosticata però, arrivò lo stesso. La stagione dopo iniziò decisamente male, con la Juve arrancante e indietro in classifica senza Pirlo, Vidal e Tevez. Ci è voluto un po’ ma alla fine arrivò lo stesso un altro scudetto. Poi un altro. Altre coppe. Una fame senza pari, quel Barcellona raso al suolo nei quarti di finale di Champions League. Tutto faceva pensare alla compiutezza dell’eroe, nella terra delle leggende: il Galles. Sappiamo bene come finì: altra occasione sprecata.

Hercules dimostrò di mettere a repentaglio la propria vita per salvare il mondo e il suo amore più grande. Solo così gli dei formarono una costellazione in suo onore, il simbolo di un uomo diventato eroe. La Juventus non ha ancora le stelle disegnate in cielo, solo grandi imprese che hanno portato quei trofei diventati, agli occhi di molti, banali e scontati. Non deve rischiare la sua esistenza, certo, ma ancora le stelle aspettano di essere colorate di bianco e nero. L’inizio stagione fa pensare a quello che è successo due anni fa, anche se la Supercoppa venne vinta. Chissà se prima dei mondiali russi staremo a parlare di eroi, o di soliti trionfi.

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