Higuain e le finali, un muro da abbattere: nuova stagione, vecchie paure

Hey, Gonzalo, c’è qualcuno lì dentro? Sembrerebbe di no, a giudicare dalla finale di stasera. E dalle tante altre, perse durante la carriera dell’argentino. Un’altra persona, davvero: l’asticella che si alza, forse il panico, rendono nulle le sue qualità tecniche. Quasi un uomo qualunque nelle finali. Anzi, togliamo pure il quasi.

PEGGIO DI BUFFON E STRAKOSHA

Sempre più giù. Di reti e morale. Un precipizio dal quale non riesce proprio a risollevarsi. Nel primo tempo, ad esempio, l’argentino ha giocato dieci palloni in meno di Buffon, gli stessi di Strakosha. Numeri impietosi, pari o inferiori a quelli di giocatori fermi, fissi, in un solo fazzoletto di campo: l’area di rigore. Quella che doveva essere la sua casa, questa sera. O contro il Real Madrid. Doveva, appunto. Perché il ‘Pipita’ è sembrato la brutta copia del bomber letale visto in Serie A. Un alter ego al contrario.

GONZALO, ABBATTI IL MURO!

No, Higuain non riesce proprio ad andare avanti. A esorcizzare i demoni dentro di lui, gli scheletri nell’armadio che lo hanno accompagnato durante la sua vita calcistica: il rigore sbagliato nella finale di Coppa America, gli errori sotto porta nella finale del Mondiale. Ogni pensiero in testa è un mattone che, di riflesso, si ripercuote in campo: lento il pensiero, lento il passo. Un meccanismo che rende tutto troppo facile agli avversari, meno alla Juventus, costretta a fare meno del suo migliore calciatore per un problema psicologico, risolvibile con le giuste motivazioni e la giusta rabbia. Ma Higuain non riesce ad abbattere il muro che lo separa tra lui e le finali, tra lui e la gloria. Il giusto coronamento di una carriera vissuta in perenne equilibrio tra l’ottimo e il sublime. Il calcio, per fortuna, regala sempre una seconda occasione. E anche una terza, una quarta… Cagliari, l’alba di una nuova stagione, è vicina. Approfittane, Gonzalo, e dimentica questa sera. Occhi spietati, cuore affamato: abbatti il muro, finalmente.

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