La prima del ‘diez’

Forse neanche li avevi 10 anni, Paulo, quando entravi di nascosto nella quiniela di papà e mamma.

Forse neanche potevi immaginare cosa aveva in serbo per te la vita, quella bastarda che non smette di sedurre. No, che non potevi…

Ma sai, Paulo, in fondo tutto ti era così innato. E, allora, “prendevi in prestito” qualche biglietto della lotteria. Ah, se papà Alfonso ti avesse scoperto…

È che a te, Paulito, la voglia di sfidare il destino scorre possente insieme al sangue. Sgorga ogni volta da quel sinistro fatato. Da quegli occhi ingenui e da quel sorriso da bambino.

La voglia di sfidare il destino non ti ha abbandonato. Mai.


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Non lo ha fatto quando quel fottuto destino si è dipinto la faccia di un nero pece. Quando tutto sembrava finito, sfuggito, frantumato. Non lo ha fatto quando piovevano critiche incessanti ai vetri dei tuoi diciott’anni. Non lo ha fatto quando, poi, sono diventate dubbi, perplessità.

Tu, semplicemente, ma con una semplicità fuori dal normale, hai sempre preso la realtà e l’hai messa alla tua altezza. È così che hai fatto inchinare i marziani, in quella notte di Champions, no?

Ecco, sì: quelli come te si chiamano fuoriclasse. E sì, quelli così – che hanno un profumo, un viso, un’energia differente – hanno i loro comandamenti. Il primo, quello più antico, è un numero: il 10.

Ecco perché è sempre stato il tuo. Ecco perché lo era già nelle speranze dei tifosi bianconeri, nei sogni fatati dei bambini. Nella tua interminabile fame di destino. Adesso ti sei preso quello che era già tuo, di diritto… divino.

Doveva esserlo prima? Sì, forse sì. Nessuno lo merita più di te: per talento, per umiltà, per la storia. Perché sei Paulo Dybala.

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