Un anno senza Pogba: che cosa è cambiato per lui e per la Juventus

Esattamente un anno fa la Juventus e il Manchester United annunciavano ufficialmente l’addio e il benvenuto, rispettivamente, per Paul Pogba, francese classe ’93, nato proprio a Manchester come giocatore, ma “esploso” come fuoriclasse a Torino. Arrivato a zero nell’estate del 2012, il giovanissimo centrocampista aveva mostrato da subito grande talento con la palla tra i piedi, oltre ad uno spiccato senso del gol (solitamente farcito da tiri potenti da fuori area) e una prestanza fisica non indifferente, che nel calcio moderno fa quasi sempre la differenza.

Alternativa in panca? No, grazie

Antonio Conte aveva capito che non si sarebbe trattato della solita giovane promessa che “se tutto va bene, diventi qualcuno”… l’ex tecnico bianconero si trovava di fronte un giovane talento che sicuramente sarebbe esploso, in cui gli inglesi (e Ferguson in particolare) non hanno creduto, e hanno preferito lasciar partire senza tanti complimenti, e con la necessità di coltivare con oculatezza per farlo esplodere definitivamente e consacrarlo all’universo dei top player. Dopo alcuni mesi passati tra campo e panchina (il centrocampo titolare di allora era ancora composto da Vidal, Pirlo e Marchisio), il giovane Paul acquista il diritto di essere titolare in quella Juve da Scudetto, e così il campionato termina con il cambio di modulo, il 3-5-1-1, che permette a Conte di schierare tutti i quattro centrocampisti migliori contemporaneamente.

Gallina dalle uova d’oro

Passano le stagioni, gli allenatori, i rinnovi di contratto e i ritocchi all’ingaggio, ma Paul sembra non dover passare. La Juve resta sul tetto d’Italia e torna finalmente a contare davvero in Europa. Guai a chi tocca il centrocampista e il suo posto da titolare fisso. Marchisio e Vidal, a turni alterni, non garantiscono più lo stesso rendimento fisico e questo favorisce inesorabilmente la crescita del “Polpo“, così come viene chiamato dai tifosi. Pogba si rivela anche un giocatore piuttosto duttile, in grado di coprire più ruoli a centrocampo e anche sulla trequarti, grazie ai suoi inserimenti e al fiuto del gol. Insomma, un vero e proprio punto di riferimento per tutti, sia nei club sia in nazionale. Deschamps, commissario tecnico dei francesi, lo schiera quasi sempre a centrocampo (sia in fase di impostazione sia di interdizione), ed ora rappresenta un simbolo anche per la Francia stessa. La grandezza di Pogba si rivela tale anche a livello di marketing. Il  suo brand continua a crescere di anno in anno, e si può facilmente ammettere che il tormentone della “Dab Dance” ha origine proprio da una sua particolare esultanza.

Cartellino da record

Sono molti i club che hanno messo gli occhi sul giocatore, e nella scorsa sessione di mercato il duello aperto tra Real Madrid e Manchester United alla fine ha visto il trionfo dei Red Devils. Fino all’acquisto di Neymar del Paris Saint-Germain dei giorni scorsi (pagato 222 milioni), il trasferimento di Pogba in Inghilterra, anzi il ritorno, è stato il più oneroso della storia del calcio, con un cartellino di 105 milioni di euro, unito a 15 milioni di sterline all’anno per il giocatore. Insomma, una plusvalenza mostruosa per la Signora e un esborso assurdo per lo United, che dopo averlo ceduto a zero ha dovuto spendere più di cento milioni per riacquistarlo. Anche per Mourinho, Pogba è diventato un perno fondamentale della rosa. Perché chi prende Pogba, in linea di massima, va a finire che si innamora.

Un centrocampo senza Paul

In molti hanno maliziosamente affermato che Pogba, andando a Manchester per soldi, ha fatto un passo indietro a livello tecnico: da campione d’Italia e con un posto fisso in Champions, a una delle tanti pretendenti della Premier League e partecipante della Uefa. Probabilmente non è stato così. Pogba ha infatti vinto al primo colpo l’Europa League, oltre alla Coppa di Lega inglese. E ha la fortuna di giocare al fianco di altrettanti campioni, al pari di quelli che aveva a Torino. A Manchester, dopo una stagione intera, si può dire che è stato leggermente al di sotto delle aspettative (33 sono state le presenze e 5 le reti). Non è stato facile ambientarsi nei primi tempi, e non tutte le prestazioni sono state di altissimo livello. Dopotutto anche alla Juve era stato così, non sempre al top, a tratti discontinuo e testardo nelle giocate, ma nonostante tutto fondamentale. Non imprescindibile. La Juve ha continuato a vincere nonostante tutto, ha raggiunto nuovamente una finale di Champions, ed ha sostituito (in parte) la lacuna lasciata da lui a centrocampo. Questa Juventus con Paul Pogba, insieme a Dybala, Higuain, e tutti gli altri, sarebbe comunque tra i primi tre d’Europa.

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