Alla Juventus serve davvero Keita?

È probabile che la condizione di ristrettezza del parco attaccanti dello scorso anno abbia lasciato una sorta di trauma nella società bianconera. Dall’inizio del mercato, infatti, le trattative si sono sviluppate prevalentemente nell’ottica della risoluzione del problema dei pochi interpreti della fase offensiva: così sono maturati gli acquisti di Douglas Costa prima e di Bernardeschi poi (tralasciando chiaramente la trattativa Schick sfumata alle visite mediche). Negli ultimi giorni, poi, si è fatta sempre più concreta la possibilità di poter ammirare il giovanissimo Keita, astro nascente della Lazio dello scorso anno, con indosso la casacca della Juventus, in virtù della repentina accelerazione di quella trattativa che ha preso le mosse all’inizio della finestra di mercato in corso. Il giocatore ha rifiutato varie destinazioni, tra cui Napoli e Inter, che ne avrebbero di certo fatto un punto di riferimento della propria rosa – forse più l’Inter che gli azzurri – dichiarando la propria volontà di trasferirsi alla corte di Allegri.

ISTRUZIONI PER L’USO

Potrebbe essere impiegato come vice/dopo Cuadrado, quindi? Poco probabile, onestamente. Sul piano anagrafico, sostituire il colombiano con un ragazzo di circa sette anni più giovane non può che comportare un surplus in termini di utilità, ma sotto il profilo tattico il gioco non vale la candela. Keita non ha nelle sue corde quelle caratteristiche di cui dispone il numero 7 della Juventus che sono state determinanti negli ultimi due anni. E poi sulla fascia destra le alternative a Cuadrado sono già in casa: Douglas Costa è in maniera ineluttabile il sostituto naturale dell’ex Fiorentina, per caratteristiche tecniche, velocità ed esplosività. Al più il ragazzo della cantera del Barcellona può essere utile come vice Higuaín, come contendente di Pjaca al ruolo di vice Mandzukic, con licenza di spaziare sul fronte d’attacco e di scalare lentamente le gerarchie, o come alternativa di qualità ad un eventuale 4-3-3, rigorosamente nel ruolo di attaccante sinistro. E qui veniamo al punto.

KEITA SERVE ALLA JUVENTUS?

Keita vuole la Juventus, sì, ma la Juventus ha bisogno di Keita? L’irrazionalità e l’ingordigia della grande squadra risponderebbero positivamente. E non a torto, aggiungerei: avere in rosa uno dei prospetti più interessanti del campionato italiano, che si andrebbe ad aggiungere ai vari Bernardeschi, Dybala e Pjaca, non può che essere motivo di vanto per la Juventus che aumenterebbe ulteriormente il gap con le altre contendenti al titolo. Tuttavia, se è vero che la società di Corso Galileo Ferraris non ha più le restrizioni di qualche anno fa in termini di budget, allo stesso modo l’esborso (anche piuttosto oneroso) necessario all’acquisto del numero 14 della Lazio potrebbe essere altresì devoluto alla causa del centrocampista, vero nodo da sciogliere nel giro dei rimanenti trenta giorni di mercato. Nonostante il recupero di un Marchisio formato Champions, a mio parere importantissimo ”colpo di mercato” in prospettiva per il centrocampo bianconero, permane la necessità di sostituire i vari Lemina e Rincón con qualche interprete di maggiore qualità per affrontare un cammino europeo senza troppi patemi.

PAROLA D’ORDINE: LUCIDITÀ

L’ingordigia di arraffare talenti su talenti non deve far perdere la lucidità ad una società che ha fatto della strategia e della ponderazione il proprio marchio di fabbrica. Aggiungere un ottavo attaccante alla rosa renderebbe il reparto perfetto ma al contempo eccessivamente difficile da gestire. La Juventus diventerebbe così una copia sbiadita del peggior Paris Saint Germain, che acquista senza criterio, creando un’accozzaglia di giocatori male assortiti. Se si può scegliere tra un altro attaccante e un centrocampista, la priorità va inevitabilmente al secondo: lui sì che permetterebbe alla squadra di raggiungere quella perfezione solo sfiorata negli ultimi anni e che esalterebbe ulteriormente il talento degli ottimi attaccanti già reclutati. In sintesi, aggiungere un Keita o uno Schick andrebbe a creare solo problemi di gestione delle risorse piuttosto che migliorare una sinergia di squadra che a certi livelli già si muove sul filo del rasoio (per conferma, chiedere a Bonucci e Allegri).

 

 

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