Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare tutto…

Con l’addio di Bonucci si risvegliano i soliti discorsi sui calciatori che non sono attaccati alla maglia, che baciano lo stemma per poi abbandonarlo per i milioni di un’altra squadra, e chissene se è una rivale mortale. Con l’addio di Bonucci si rinforzano, ancora una volta, i discorsi su come la vita dei calciatori sia fatta di grandi bugie, di come i bei discorsi d’amore, fatti per infiammare le piazze, vengano poi sbiaditi dagli eventi che, in quattro e quattr’otto, portano via calciatore, storie e, appunto, amore. Chi va allo stadio lo fa per vedere la maglia ormai, non più i calciatori che la indossano: i giocatori vanno e vengono, la società resta. Questo è il motto che contraddistingue ogni cessione. Perciò cosa rimane? Una volta avevamo quelle formazioni, che quelle erano, perché quelli erano i giocatori. Non era possibile pensarli con altre maglie, erano diventati dei punti fermi che potevamo recitare a memoria: il Milan degli olandesi, l’Inter dei tedeschi, e per andare più vicini col tempo, possiamo ricordare il Chelsea di Terry e Lampard, il Manchester di Schmeichel e Beckham. Però anche loro se ne possono andare alla fine: Gullit andò alla Sampdoria, Beckham al Real Madrid, Schmeichel addirittura passò al City, e quando affrontò la sua ex squadra il capitano Gary Neville non lo salutò, facendo la faccia del “non posso farlo, l’hai fatta grossa, imperdonabile”. Quando Bonucci si ritroverà contro la sua ex squadra, nel suo ex stadio, chissà quanti sorrisi ritroverà dai suoi ex compagni, di certo pochi tra chi sarà sugli spalti. Perché alla fine, il calcio è uno sport per mercanti: è un grande Amazon in cui l’importante è gonfiare il portafoglio, o evitare di finire in bancarotta, come nel peggior Monopoli vivente. Ne sanno qualcosa Como e Grosseto, finite per lasciare il posto al nulla dopo aver visto la serie B, e gli approfittatori che hanno divorato quanto potevano azzannare nella storia dei due club. Como e Grosseto come tante altre piazze che hanno subito queste onte in questi anni. I tempi dei legami come Totti-Roma e Del Piero-Juventus sono finiti, ne dobbiamo prendere atto: chi è cresciuto con i miti dovrà farsene una ragione. Le squadre ricche prenderanno i migliori, le squadre povere rimarranno povere. In questo senso il Leicester aveva dato luce e speranza a questo calcio, ma anche loro, adesso, sono rientrati nei ranghi che più gli competono. Quando andremo a dormire, non immagineremo la Juventus di Pogba, Vidal, Tevez, Dybala: facciamolo con gli occhi pieni di Buffon, ma anche di Del Piero, Ferrara, Nedved, Pessotto. Loro sono rimasti davvero, fino alla fine.

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