Esattamente una settimana dopo…

Chi scrive ha la maglia rossonera in questa foto.

La mia finale di Champions era cominciata venerdì, il giorno prima, quando la mia squadra di calcetto, l’Abusivo F.C, aveva vinto il campionato. Due finali in due giorni: dopo la doccia i pensieri erano rivolti a Cardiff, al giorno dopo, al Real Madrid, a Cristiano Ronaldo contro Dybala. I primi discorsi erano cose come “domani si rifesteggia?”, oppure millantare appuntamenti in caso di vittoria. Personalmente sono molto scaramantico, pur sapendo che certi accorgimenti non influiscono sul risultato finale della squadra. Ma nel mese in cui le parole più frequenti erano triplete, Champions, 21 anni dopo, Buffon vince la Coppa e poi il pallone d’oro… è stata davvero dura. Soprattutto a mandar giù tutti quegli esperti che davano la Juve favorita per quella “mentalità e convinzione”, parole con cui molti si sono riempiti la bocca, senza aver mai messo piede nello spogliatoio Juve. Pochi giorni prima avevo avuto il privilegio di ascoltare l’opinione di Bruno Pizzul; una cosa mi rimase impressa, quasi quanto l’emozione nel sentire la sua voce: disse che è inutile fare pronostici, perché può succedere tutto quello che non era stato pensato. E lì, dopo tanto tempo passato a immaginare una Juventus campione d’Europa, iniziai ad avere paura.

Quel sabato la nostra redazione era frenetica: news e aggiornamenti come grandine a novembre, i nostri inviati a Cardiff a darci contenuti esclusivi, e noi, qui in Italia, piantati davanti alla tv per seguire fin dal primo pomeriggio una voce, un dettaglio da narrare ai lettori. Più si avvicinava l’ora, più la frenesia aumentava. Io non ero particolarmente teso: due anni prima lo ero molto di più, quando le speranze erano più basse, ma il ricordo di una Juve in finale cominciava a sbiadirsi, per non parlare di una Juventus vincente. Al gol di Morata, la mia esultanza fu talmente esagerata che ho tutt’ora un vuoto di memoria di qualche minuto, in cui il mio corpo si muoveva senza che il mio cervello fosse acceso. Per Cardiff invece, l’atmosfera era diversa: c’era insofferenza in quella stanza, impazienza. Muovetevi a vincere la coppa che dobbiamo festeggiare. Non sarà così.

Al terzo gol del Real, qualcuno se ne va dalla stanza: troppa delusione raccolta in così poco tempo. Accumulata con tutta quella che, in caso di vittoria, sarebbe stata spazzata via. Si incomincia con i discorsi da bar: Allegri ha sbagliato tutto, Higuaín soldi buttati via, quello è inutile, il Real ha avuto fortuna, i media hanno pompato troppo la gara… per non dire di peggio. Io resto attonito, si raggiungono livelli da Processo di Biscardi, sentenze di cui non desidero essere partecipe. E poi cala il silenzio: in due minuti arrivano notizie da Londra e Torino. Si parla di morti, feriti, scoppi, accoltellamenti… tutto mescolato in un’orgia di sangue e crudeltà becera, una settimana dopo Manchester. Non ci importa più se Sergio Ramos ha simulato, si cerca di saperne di più. Il mio pensiero è andato subito ai miei colleghi in Piazza San Carlo, che ci hanno risposto subito. Una notte in cui il calcio non l’ha fatta da padrona, nonostante i milioni e milioni di persone incollati alla televisione. Una notte in cui la delusione di essere i secondi, ancora, si confonde con l’amarezza di assistere a scene di sofferenza e isteria. Qual’è il senso di tutto questo, se non spegnere tutto, e guardarsi intorno, trovare chi ti vuole bene, e volergliene di più?

Non sappiamo quando la Juve tornerà ad affrontare una finale di Champions League, se ci sarà Allegri o Buffon. Non sappiamo dove saremo. Non sappiamo se, dopo tutto, saremo costretti a rivedere le stesse scene di quella sera. Ciò che sappiamo, è che il nostro mestiere ci impone di essere pronti a tutto, anche quando non lo siamo. C’è una canzone dei Queen, “The show must go on”, in un verso si dice che “dentro il cuore è spezzato, il mio trucco può svanire, ma il sorriso è ancora lì”. Forse noi non riusciremo a sorridere sempre, ma andremo incontro a ciò che ci si parerà davanti. Se la Juventus tornerà in finale, saremo di nuovo lì, a raccontarla per voi. Sperando in un esito diverso, senza delusioni, senza tristezze, senza cronaca nera. Solo la gioia di essere vivi, e felici.

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