Amoruso: “Contro il Borussia Dortmund avevamo la pancia piena, non era la vera Juventus”

Solo quattro giorni a Cardiff. Manca davvero poco ad uno degli appuntamenti più importanti della storia recente della Juventus. In giro, non sono molti i calciatori che possono raccontare di aver vissuto una finale di Champions League. L’ansia della vigilia. La gioia dei festeggiamenti o la delusione per la sconfitta. Tra questi, vi è Nicola Amoruso. Che di finali ne ha vissute addirittura due, in tre anni. L’attaccante pugliese ha collezionato 103 presenze e realizzato 29 gol con la maglia bianconera. Ma il rammarico per quelle sconfitte con Borussia Dortmund e Real Madrid, ad un passo dal sogno, è ancora vivo. Ecco le sue parole rilasciate a “La Repubblica”.

BORUSSIA DORTMUND SOTTOVALUTATO

“A un certo punto dovevo entrare io, invece entrò il terzo pallone nella nostra porta… Mi rivedo che aspetto l’okay dell’arbitro, è il 74’, il Borussia Dortmund sta vincendo 2-1, forse non tutto è perduto”. Nicola Amoruso è pronto, a bordo campo, per prendere il posto di Vieri. Anche Del Piero non era partito titolare in quell’assurda finale del 1997, regalata alle vecchie glorie bianconere. “Avevamo contro Paulo Sousa, Moeller, Kohler. Ci conoscevano bene, noi invece eravamo una squadra di pietra. Avevamo la pancia piena, avevamo vinto lo scudetto un venerdì sera a Bergamo, troppi giorni prima dell’epilogo. Eravamo scarichi e sicurissimi di noi, un’accoppiata fatale. Stavo in panchina e non vedevo in campo la Juventus”.

Anche Del Piero era lì, seduto accanto ad Amoruso in quella serata da dimenticare. “Ale non stava bene, e comunque Lippi aveva scelto Vieri e Boksic. Entrò all’inizio del secondo tempo e segnò quel bellissimo gol di tacco, purtroppo inutile. Ma se avessimo giocato altre cento volte quella partita, cento volte l’avremmo vinta. So bene che non conta, che non vale. Invece eravamo proprio vuoti in testa. Ricordo il senso di impotenza che provavo, guardando quella strana finale, loro due volte in gol in pochi minuti con Riedle, altra conoscenza del nostro calcio, poi la prodezza di Ale. Infine tocca a me”. C’è questa azione che sembra innocua, un pallone che parte da lontanissimo, pare quasi quello di Magath ad Atene. “Sembrava non dovesse scendere mai, invece lo fece di colpo e scavalcò Peruzzi. Entro in campo alla ripresa del gioco, ma è chiaro che ormai c’è poco da fare”.

POI IL REAL MADRID…

Tra il 1996 e il 1998 la Juventus giocherà tre finali di Champions e ne perderà due. “L’anno dopo ci sarebbe stato il furto contro il Real Madrid, quel gol in fuorigioco di Mijatovic, ma almeno la finale ce la saremmo giocata. Derubati, sì, però presenti, non come contro il Borussia. Rivedo la premiazione a Monaco, con i tedeschi che alzano la Coppa e noi che ci sentiamo dei deficienti. Loro avranno pensato “grazie Juve per questo regalo”. Sono riuscito a perdere due volte di seguito la Coppa dei Campioni, e quando mi ricapita?”.

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