Bologna-Juventus, l’analisi tattica – I bianconeri alzano il ritmo nella ripresa con Pjanic

La Juventus Campione d’Italia conclude il suo campionato con una vittoria al Dall’Ara di Bologna in extremis. Il gol di Taider aveva portato in vantaggio i felsinei, rimontati poi da Dybala e dal gol di Kean al 94′ – primo gol di un millennial in Serie A.

PRIMO TEMPO

Allegri schiera al Dall’Ara la solita Juventus con il solito atteggiamento. È Sturaro a mettersi nei panni del Mandzukic di turno, con i bianconeri che cercano di attaccare senza alzare troppo i ritmi. Non arrivano occasioni, soprattutto perché, nella prima frazione, gli interpreti bianconeri sembrano essere con la testa altrove (e ci mancherebbe). Sugli esterni Cuadrado si vede poco, e in quelle poche occasioni in cui tocca palla, non ne fa un buon uso. Dall’altro lato, le sortite offensive di Asamoah sono poche, soprattutto perché la Juventus non spinge da quel lato, offensivamente debole per via della presenza del ghanese e di Stuaro, non proprio avvezzi al gioco d’attacco. Così, dunque, la Juve è costretta a spingere centralmente, dove si trova, però, chiusa dalle linee molto compatte del Bologna. Dybala, il più ispirato nel primo tempo, prova a combinare con Higuain, ma i due sono sempre chiusi. Le due occasioni più importanti capitano proprio sui piedi del Pipita: prima un tiro scialbo, che finisce tra le mani di Da Costa, mentre sul finale del match è ancora l’ex Napoli a provarci da fuori: palla fuori di un soffio.

SECONDO TEMPOPjanic

La seconda frazione inizia sulla falsa riga della prima, ma il gol del Bologna sveglia i bianconeri. Fondamentalmente, sono i ritmi che si alzano, ma le geometrie della Juventus rinsaviscono anche grazie all’entrata di Miralem Pjanic. La squadra di Allegri riesce a giocare centralmente in modo molto più fluido, trovando meglio i suoi terminali offensivi. Mandzukic, sulla sinistra, dà più fisicità ma non qualità, mentre sulla destra sia Cuadrado che Lichtsteiner si muovono di più. Il gol del pareggio arriva da un’imbucata del bosniaco, mentre qualche secondo prima, ancora grazie a un passaggio tra le gambe della difesa felsinea, la Joya aveva costretto Da Costa al super intervento. È il side effect delle geometrie del bosniaco, che permettono evidentemente alla Juventus di giocare un calcio diverso. Negli ultimi minuti, è Allegri a chiedere di disporsi a 3 a centrocampo: assieme a Pjanic e Sturaro, si sacrifica Cuadrado a giocare da mezzala. La Juventus la porta, poi, a casa grazie al gol di Kean, che segna dagli sviluppi di un calcio piazzato. A batterlo? Ovviamente Miralem Pjanic, il metronomo e il gestore del gioco di questa Juventus.

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